Ecomafie: cosa sono, come funzionano e come combatterle

ASM SET 11/lug/2022
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Il mondo intero si sta impegnando nel passaggio al green!?…per la transizione ecologica, nell’implementare la cosiddetta economia circolare…! Beh, le organizzazioni criminali non sono da meno. Ed ecco nascere le: Ecomafie.

Cos’è l’ecomafia? Risponde il rapporto annuale di Legambiente.

Che scatta una fotografia molto nitida, nel nostro paese, dell’attività mafiosa sull’ambiente.

Grazie ai numeri delle forze dell’ordine e alle tante storie giudiziarie che riempiono le cronache.

Al contempo, l’associazione prova a fare un’analisi del fenomeno e delle sue trasformazioni.

Da anni Legambiente sollecita la politica. Perché fornisca strumenti più efficaci sul fronte della prevenzione e su quello del contrasto.

Fino a qualche tempo fa, sembrava che per la classe dirigente i reati contro l’ambiente fossero tutt’altro che una priorità.

Alla voce “sicurezza”, compariva di solito solo il tema dei migranti.

Come se l’ecomafia (e la mafia in generale) non fosse nell’agenda di governo.

Eppure, lungo la penisola, vengono trafficati illegalmente tonnellate di rifiuti speciali. Anche pericolosi.

Vengono realizzati abusi edilizi, con cemento scadente…in zone a rischio.

Sono stati depredati il patrimonio artistico, la flora e la fauna protette.

Con fatturati in crescita e un giro di affari stimato in 16,6 miliardi di euro.

(Solo nel 2018.)

Accade che “il quadro” appaia poco incoraggiante.

Eppure, insieme a Legambiente, in tanti siamo convinti che si debba continuare con lucidità e tenacia a contrastare gli ecocriminali.

Siano essi espressione dei clan mafiosi o di insospettabili uomini d’affari.

Perciò, per esempio, è stata dedicata un’edizione del rapporto Legambiente alle mamme. Si, proprio a loro.

Che, dal Veneto a Taranto, passando per la Terra dei fuochi, non smettono di alzare la voce e combattere contro chi avvelena impunemente il territorio.

Barattando il futuro delle nuove generazioni, con il proprio -ignobile- profitto personale.

Ecomafie: reati

Quando parliamo di ecomafie, ci riferiamo in particolare alle organizzazioni criminali nel loro rapporto con lo sviluppo sostenibile.

Soprattutto ora! In un periodo storico di forte crescita dell’interesse dell’opinione pubblica internazionale.

Grazie alla nascita di movimenti come Extinction Rebellion o Fridays for Future.

Il giro d’affari delle ecomafie è cresciuto in svariati momenti. Innanzitutto grazie alla “partecipazione”: nel ciclo dei rifiuti, nelle filiere agroalimentari e nel racket animale.

E in questo scenario la corruzione è una vera piaga.

Il politico (o il funzionario infedele) che prende mazzette in cambio di appalti, permessi o (mancati) controlli? Non manca quasi mai.

Dunque, è stato coniato il termine “ecomafia”. Da Legambiente, nel 1994.

Per indicare una serie di reati, compiuti dalle organizzazioni mafiose, a danno dell’ambiente e della salute umana.

In particolare, quando si parla di ecomafia si fa riferimento alle seguenti attività illecite:

  • abusivismo edilizio (anche detto cementificazione selvaggia);
  • attività di escavazione illecite;
  • traffico e smaltimento illecito dei rifiuti speciali (pericolosi e non);
  • frodi alimentari;
  • racket degli animali;
  • furti e traffici di beni artistici e archeologici.

Si tratta dei reati cosiddetti “senza vittima”.

Dunque, non suscitano allarme sociale.

Ma possiamo denotare chiaramente le modalità e le strategie con le quali le organizzazioni mafiose si infiltrano nel tessuto economico-imprenditoriale. Quindi nel mercato!

Alterandone le regole di funzionamento.

Le attività dell’ecomafia, per loro natura interregionali e transnazionali, sono particolarmente lucrose.

Ma, sanzionate in modo meno severo rispetto ad altri tipi di traffici illeciti.

Per questa ragione le mafie hanno deciso di investirvi una parte dei capitali accumulati.

Dando vita ad uno speciale mercato illegale, fatto di: imprese, manodopera, mezzi e strutture.

Stando alle cifre fornite dai Rapporti Ecomafia di Legambiente, il fatturato criminale dei clan mafiosi coinvolti in queste attività è incredibilmente ricco.

Somme enormi, completamente sottratte alle casse del Fisco.

Rapporto ecomafie 2021

Leggiamo dell’attacco all’ambiente nell’ultimo rapporto sulle Ecomafie.

(Legambiente 2021.)

Nel 2020 in Italia è codice rosso per boschi e fauna.

Sono 4.233 i reati relativi agli incendi boschivi (+8,1% rispetto al 2019).

8.193 gli illeciti contro gli animali.

Da soli, i reati contro la fauna rappresentano il 23,5% del totale dei reati ambientali.

6.792 persone denunciate. Oltre 18 al giorno! 5.327 sequestri effettuati e 33 arresti.

La flessione più significativa, riconducibile al lockdown, è quella relativa al ciclo dei rifiuti. In termini di illeciti accertati registra un -12,7% rispetto al 2019, ma più arresti (+15,2%).

Reati in leggera flessione anche nel ciclo del cemento (-0,8%). Con una crescita, però, delle persone denunciate (13.083, con un +23,1% rispetto al 2019).

Comunque, le inchieste sviluppate contro i traffici organizzati di rifiuti (quelli più gravi, sanzionati ai sensi dell’articolo 452-quaterdecies del Codice penale) non hanno subito flessioni.

E i numeri sono sicuramente in difetto rispetto alla realtà. Per l’esiguità dei controlli effettivi (principalmente nelle aree interne e naturali). Ma soprattutto perché il sistema sanzionatorio non è ancora adeguato alla gravità dei fatti.

Da sottolineare, poi, la presenza dell’attività criminale definita come “agromafia“.

Più di un italiano su cinque (17%) è stato vittima di frodi alimentari nel 2018. Con l’acquisto di cibi fasulli, avariati e alterati, con effetti anche sulla salute.

Sono stati 4, i milioni di chili di prodotti sequestrati.

I settori agroalimentari più colpiti da truffe e reati sono:

  • il vinicolo. Con un aumento del 75% nelle notizie di reato;
  • il settore della carne. Dove sono addirittura raddoppiate le frodi;
  • le conserve subiscono un +78%;
  • per lo zucchero, in dodici mesi siamo passati da zero a 36 episodi di frode.

Approfondimento su alcuni reati

Gli illeciti delle ecomafie più conosciuti possono essere divisi in tre categorie.

Ciclo del cemento. La filiera dell’illegalità inizia con l’escavazione delle cave e la deturpazione di intere colline. Prosegue con la predazione di fiumi, torrenti e spiagge per l’acquisizione dei materiali necessari alla produzione del calcestruzzo. Per concludersi con la costruzione di immobili abusivi e l’infiltrazione negli appalti pubblici;

Ciclo dei rifiuti. Ovvero quelle attività che vanno dalla raccolta allo smaltimento dei rifiuti. Diverse le modalità di smaltimento. I fanghi industriali, ad esempio, vengono sparsi nei campi di aziende agricole. I residui di fonderia impiegati come sottofondo di strade e autostrade. In alcuni casi, le cave (di cui sopra) riempite con rifiuti. O possono essere scaricati in mare. Sovente i documenti che le società legate ai clan utilizzano sono falsi. In questo ambito esiste la complicità di una rete di fiancheggiatori composta da società di trasporto, di stoccaggio e da laboratori di analisi. I mafiosi, in alcuni casi, intervengono anche per gestire l’attività di bonifica dei siti che sono stati essi stessi a contaminare.

Commercio di specie animali. Corse clandestine di cavalli, combattimenti tra cani, macellazione clandestina, traffico di fauna esotica o protetta, racket degli animali e loro derivati (es. avorio, pellame). Doping, bracconaggio e zoopornografia. Queste le voci più significative dei profitti criminali a danno degli animali. Si tratta di un mercato la cui domanda è rappresentata soprattutto da persone di nazionalità occidentale, da collezionisti. A rischio c’è l’estinzione di circa 100 specie di animali ogni anno. Sia terrestri che marine.

Commercio di reperti archeologici. L’archeomafia sottrae al nostro Paese una quantità di opere d’arte per un valore stimato di oltre 150 milioni di euro l’anno. Si tratta di saccheggi in aree archeologiche non ancora sondate, furti nei musei e nelle chiese di piccole e medie dimensioni.

Ecomafie: cosa stiamo facendo?

Denunce, arresti, infrazioni, reati ogni ora. Ecco cosa producono le ecomafie!

…oltre alla pressante impronta ecologica e ai rischi per salute.

Le ecomafie producono ecocidio.

Tra i denunciati e gli arrestati si riscontra la presenza di professionisti, personale della pubblica amministrazione e imprenditori.

(Dunque, non solo “appartenenti” ad organizzazioni malavitose.)

Alcuni, come è stato giudiziariamente accertato, semplicemente per risparmiare sui costi di smaltimento dei rifiuti preferiscono affidarsi alle organizzazioni mafiose. Anziché seguire le vie legali.

Ecco perché l’Italia ha bisogno di consapevolezza.

E di buone leggi a tutela e valorizzazione dell’ambiente!

Tra l’altro, quando vengono approvate, sono i fatti a dimostrarne l’efficacia.

Sta accadendo con la legge sugli ecoreati (L. n. 68 del 2015). Che ha introdotto nel codice penale i delitti contro l’ambiente.

Per questa legge Legambiente si è fortemente battuta. Per ventuno anni!

Chiedendo “una riforma di civiltà”, in nome del popolo inquinato.

Dopo circa un anno dalla sua entrata in vigore, il provvedimento ha cominciato subito a dare importanti frutti. Dimostrando tutta l’efficacia del sistema sanzionatorio.

C’è poi, chi ritiene essenziale un altro genere di contributo, allo scopo di combattere la criminalità.

Testimoniare. E’ la parola chiave per Roberto Saviano.

“Anche quando viene contestata, la testimonianza è ancora più importante perché le bugie passano, le prove no”.

Secondo lo scrittore, una delle cose incredibili è che le mafie hanno investito nelle energie alternative prima di tutti.

In un’intervista racconta della lungimiranza delle mafie rispetto al coltan. Il minerale che serve ai telefoni per conservare l’energia.

Saviano racconta che le mafie sfruttano i cambiamenti climatici…e ne sono corresponsabili.

In Africa gran parte delle organizzazioni criminali gestiscono i rifiuti.

È lì che finiscono i rifiuti tossici inglesi e americani.

Testimoniare: in Italia… e non solo!

Secondo Roberto Saviano, ciò che lega le ecomafie ai cambiamenti climatici, è: la capacità delle organizzazioni di connettersi alle necessità di mercato.

“Se domani serve petrolio ci sono loro, se domani serve carbone ci sono loro, se serve coltan ci sono loro. S’infiltrano laddove c’è cash. Osserva le mafie e capirai le necessità del mondo.”

Cominceranno a commerciare acqua nel dettaglio. Si inseriranno nella distribuzione appena assumerà valore come il petrolio.

In che modo sono causa di disastri ambientali?

Per esempio, con le discariche in Africa equatoriale occidentale: in Liberia, in Sierra Leone, in Benin.

Poi ci sono tutta una serie di prove che mostrano come la desertificazione aumenti la capacità delle organizzazioni di trafficare coca.

Per chi non ha più un villaggio, una “struttura” e ha soltanto deserto, quello diventa un sito di stoccaggio.

E laddove avanza il deserto, nasce un nuovo hub per la coca.

Come abbiamo le prove, sottolinea nuovamente, della assoluta rapacità delle organizzazioni criminali nel finanziare progetti minerari. (In grado di poter mettere le mani sul nuovo oro che è il coltan.)

Infine, l’esperto in organizzazioni criminali, è fermamente convinto che quando si parla di clima non si possa non fare riferimento al capitalismo.

Che andrebbe completamente riformato. Perché piccoli accorgimenti non potranno salvare il Pianeta…

Che si parli di criminalità, di migranti o di ambiente, però, c’è un tratto che non cambia:

“Oggi siamo sospettosi di tutto ciò che è empatico, buono, corretto”.

Come se chi fosse pieno di questi sentimenti avesse qualcosa da nascondere, un tornaconto personale.

Come se nel mondo contemporaneo “solo la cattiveria fosse autentica”.

Anche se sei un migrante in cerca della felicità, uno scrittore che dice la verità, una ragazza di 16 anni che non ha mai avuto la sua età.

Grazie a Roberto Saviano per la sua testimonianza.

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