Economia lineare e circolare: principali differenze
In una società in cui ogni azione (produttiva) corrisponde ad una reazione (economica), economia lineare e circolare sono due facce della stessa medaglia.
La prima è quella che ha guidato lo sviluppo economico dei paesi dalla rivoluzione industriale ai giorni nostri, la seconda è la soluzione che dobbiamo mettere in atto immediatamente per rimediare ai danni che l’industrializzazione selvaggia ha causato al nostro pianeta.
La differenza sostanziale tra i due modelli economici sta nella modalità in cui il valore viene creato e mantenuto.
Quando stai per acquistare un prodotto che costa parecchio ti chiedi mai se quello sia il suo reale valore o soltanto il prezzo di mercato?
Nell’ economia lineare il valore di un prodotto è dato dal prezzo di vendita, molto spesso senza tenere in considerazione né la qualità dei materiali, né del prodotto stesso in termini di durabilità e utilità nel tempo.
Prendiamo ad esempio le confezioni e gli involucri di prodotti già inseriti in contenitori, come la scatola di cartone del tubetto del dentifricio. È davvero necessario?
Quando stai per acquistare qualcosa chiediti sempre se è necessario, se ne farai realmente uso o se esiste una soluzione più sostenibile per evitare di produrre ulteriori rifiuti.
Proviamo a mettere a confronto alcunii principi dell’ economia lineare e circolare per scoprirne vantaggi e limiti.
Vuoi scoprire come funziona l’economia circolare? Leggi anche la nostra guida agli esempi di economia circolare.
Economia lineare VS economia circolare: i due modelli a confronto
Benché entrambi i modelli si pongano l’obiettivo di far crescere l’economia e i benessere dei consumatori, i processi produttivi lineari non sono più sostenibili per il nostro pianeta per numerosi motivi.
Come ha affermato il commissario UE all’Ambiente, Janez Potocnik, durante la Conferenza mondiale sulla sostenibilità – Rio+20, le risorse sono limitate e se continuiamo a produrre con questo ritmo
“entro il 2050 avremo bisogno di oltre due pianeti per sopravvivere”.
Il problema delle risorse, quindi, è il primo elemento che vogliamo prendere in considerazione per mettere a confronto economia lineare e circolare.
Risorse e materie prime nell’economia lineare e circolare
Le materie prime vergini, come i combustibili fossili tanto cari ai processi industriali, sono il punto di partenza dell’economia lineare per la produzione.
Questo modello economico, infatti, ha iper sfruttato per secoli le risorse che la natura ci ha messo a disposizione in enormi quantità, e l’ha gestito seguendo un flusso “aperto”, che termina con il rifiuto.
Secondo la mentalità produttiva lineare, infatti, queste sono illimitate. Ma la realtà è ben diversa.
Gli effetti derivati dall’ impoverimento delle risorse sono devastanti, sia per l’ambiente che per le popolazioni, per lo più indigene, che vivono nei territori più ricchi di materie prime.
Inoltre, la sempre maggiore scarsità di risorse minerali e fossili fa sì che il loro prezzo aumenti in maniera esponenziale, al punto che non tutti possono permettersele.
E se, ad esempio, il prezzo del petrolio aumenta a dismisura, ciò impedisce alle persone più povere di potersi servire del comune gasolio e di tanti altri derivati.
L’economia lineare, in altre parole, ha letteralmente prosciugato il nostro rigoglioso pianeta per scopi puramente commerciali.
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L’economia circolare, invece, punta a ridurre drasticamente l’approvvigionamento di materie prime vergini in favore delle materie prime seconde, cioè quelle riciclate, o delle risorse naturali da fonti rinnovabili, come l’energia solare o eolica.
I prezzi, in questo caso, saranno equi poiché tutti abbiamo accesso all’energia del sole e del vento allo stesso modo.
Nel modello circolare, inoltre, il flusso di materia è “chiuso”, cioè non termina in rifiuto ma si rigenera per nuova produzione.
Infine, l’economia circolare non contempla l’idea di scarto perché tutto è nutrimento, come in natura.
Quello che non serve per un determinato scopo può essere impiegato per altre produzioni. In altre parole, non si butta nulla.
In questo senso le risorse sono solo di due tipi:
- Biologiche, per essere reintegrate nella biosfera;
- Tecniche, per essere riciclate o riutilizzate;
Valore dei prodotti nell’economia lineare e circolare
Secondo l’economia lineare, il valore di un prodotto è determinato dalla differenza di valore tra il costo di produzione e il prezzo di vendita.
Quest’ultimo, poi, è determinato dalla domanda sulla base di un meccanismo puramente commerciale: l’obsolescenza programmata.
In parole semplici, l’economia industriale fissa dei limiti alla durata dei prodotti, oltre il tempo prestabilito sono da considerarsi obsoleti e vengono sostituiti da nuovi modelli, nonostante siano ancora funzionanti.
In questo modo si punta alla vendita e al consumo di massa: maggiore è la richiesta e quindi la vendita, minore saranno i costi di produzione. Il valore, infine, è la quantità di denaro realmente guadagnato dal produttore.
In quest’ottica, acquistare il nuovo costa meno che riparare.
Il risultato è un eccesso di produzione e una costante svalutazione dei prodotti meno recenti.
L’economia circolare, invece, punta a far durare i prodotti il più a lungo possibile e questo è ciò che ne determina il loro valore.
Se durano più a lungo vi sarà meno necessità di produrre in massa. Il produttore, di conseguenza, contribuisce a renderli più duraturi fornendo assistenza e riparazione.
Perchè comprare nuovo quando può essere riparato? Un vantaggio, questo, anche per il portafoglio.
I prodotti diventano parte di un sistema più completo, infine, creando valore aggiunto quando, a termine ciclo vita, possono essere riutilizzati o riciclati per nuova produzione.
Per approfondire questa tematica ti consigliamo anche di leggere la nostra guida ai libri di economia circolare.
Occupazione e integrazione sociale con l’economia lineare e circolare
Nell’economia industriale la concorrenza è spietata e i produttori fanno a gara tra chi produce di più, vende di più ma spende di meno.
Se, come abbiamo visto, il valore di un prodotto è dato dal ricavo sulla vendita invece che dal costo di produzione, quest’ultimo deve rimanere bassissimo.
Nell’economia lineare lo schema “produci, consuma, getta” si applica sia alla produzione che all’occupazione e al capitale umano.
È un dato tristemente noto.
I lavoratori nei processi produttivi industriali sono sfruttati, malpagati o addirittura sostituiti in alcuni casi da macchine ultratecnologiche. Tutto purché il prodotto arrivi a costare di meno per la produzione.
Le aziende concorrenti vengono viste come nemiche e la collaborazione tra le parti non è contemplata.
L’economia circolare, invece, ha fornito la possibilità di creare nuova occupazione tramite la collaborazione tra diversi settori, originariamente anche molto distanti tra loro.
Nel processo produttivo ogni individuo è importante e per produrre in maniera etica e sostenibile sono necessarie figure professionali, specializzate e qualificate.
Nell’economia circolare c’è spazio per tutti. Se i rifiuti diventano nutrimento per nuova produzione, diverse aziende collaborano in tutte le fasi di smaltimento e riciclo.
La collaborazione è, infatti, alla base degli ideali di economia circolare. Da qui nasce l’idea di condivisione di prodotti e servizi, per produrre meno, abbassare i costi dei singoli prodotti e permettere a tutti di accedervi.
Leggi anche: Economia circolare pro e contro
Economia lineare: From Cradle to the Grave (dalla culla alla tomba)
Durante la nostra vita acquistiamo e gettiamo una quantità innumerevole di prodotti che nelle nostre mani hanno la durata di qualche minuto, se non addirittura qualche secondo.
Facci caso la prossima volta che vai a fare la spesa: quanto, di quello che hai acquistato, utilizzi interamente e per lungo tempo? Quanti incarti, involucri, confezioni o “parti accessorie”, invece, finiscono nella pattumiera senza che neppure te ne accorga?
Tutto ciò che butti, poi, che fine fa? Nella stragrande maggioranza dei casi, finisce in discarica insieme ad altri quintali di oggetti e rifiuti vari.
Uno dei principali limiti dell’ economia lineare è quello di essere guidata dallo schema produci – usa – getta.
Nell’ economia lineare, quindi, il processo produttivo termina con il rifiuto. Il ciclo di vita di ogni prodotto, secondo il modello tradizionale, passa per 5 tappe:
- Estrazione delle materie prime vergini, attingendo dalle risorse naturali limitate;
- Trasformazione delle materie prime in prodotto, quindi produzione e creazione di scarti inutili al fine produttivo;
- Distribuzione del prodotto al consumatore, da una parte all’altra del mondo, con conseguente spreco di carburante per il trasporto e, quindi, creazione di ulteriori rifiuti e gas tossici;
- Consumo, più o meno breve, in base alle necessità o durabilità del prodotto;
- Conferimento in discarica come rifiuto, una volta che il prodotto non serve più o se danneggiato e non riparabile.
Se questo processo poteva andar bene oltre due secoli fa, determinante per lo sviluppo industriale e commerciale dei paesi, oggi non è più sostenibile.
Con il passare degli anni e con l’aumentare della popolazione mondiale, e quindi dei bisogni e dei consumi, lo scenario si è praticamente invertito: l’economia lineare ci ha restituito un pianeta in cui le risorse naturali stanno per terminare e i rifiuti continuano a raddoppiare.
Economia circolare: From Cradle to Cradle (dalla culla alla culla)
L’obiettivo dell’economia circolare, invece, è quello di eliminare qualsiasi forma di scarto o rifiuto rigenerando continuamente la materia.
Cradle to Cradle è uno dei principi fondanti dell’economia circolare negli anni Settanta, elaborato dal chimico tedesco Michael Braungart, sulla base di un approccio biomimetico della natura (ne abbiamo parlato qui: guida all’economia circolare).
Questo modello si fonda sullo schema delle tre R, riduci – riutilizza – ricicla, in modo da diminuire sempre di più la quantità di rifiuti che si possono produrre inutilmente ed avere a disposizione sempre nuova materia produttiva senza intaccare le risorse.
- Ridurre:
Eliminiamo tutto ciò che non serve e che crea rifiuto. Per le buone pratiche di economia circolare, la preferenza va ai prodotti sfusi rispetto a quelli confezionati oppure optiamo per confezionamenti poco ingombranti.
D’altro canto, locale è meglio. Acquistare i prodotti a km zero aiuta l’economia locale e permette di ridurre (e in alcuni casi abbattere) i costi di trasporto e relative emissioni;
- Riutilizza:
Facciamo in modo che i beni che acquistiamo durino il più possibile, per questo dovremmo orientarci su prodotti riutilizzabili ed abolire quelli monouso.
Dai bicchieri e posate di plastica ai contenitori fino ai vestiti. Quando poi saranno giunti al termine del loro ciclo vita possono essere riciclati.
- Ricicla:
Vecchia materia che torna alla vita. Esattamente come avviene in natura, quello che costituisce scarto o rifiuto per qualcuno, diventa sostanza nutritiva per qualcun altro.
Con il riciclo è possibile dare nuova vita a qualcosa che ha esaurito la sua funzione originaria, diventando materia prima seconda per nuova produzione. Così non sarà necessario attingere nuovamente dalle risorse naturali.
In questo modo, quello che è un problema per la nostra società – i rifiuti – si trasforma in una risorsa inesauribile per muovere l’economia e produrre ricchezza sostenibile, senza attentare al benessere dell’ecosistema e della vita sul nostro bel pianeta.
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