Energia nucleare: rinnovabile, fossile, sostenibile?

ASM SET 5/gen/2021
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Uno scontro tra titani. Questo è quello che avviene quando parliamo di energia nucleare, rinnovabile, energia sostenibile e fonti di energia non rinnovabile.

Soprattutto quando ci interroghiamo sul percorso da intraprendere o i progetti da portare avanti, per far fronte ai cambiamenti climatici e relative problematiche derivate dall’inquinamento.

Lo scontro avviene, quindi, perché esistono pareri contrastanti sulle modalità con cui produrre l’energia di cui necessitiamo.

Viviamo in un’epoca in cui siamo ben consapevoli del fatto che utilizzare energia sostenibile, o anche energia circolare, ci permetterebbe di garantire un futuro “equo” alle prossime generazioni.

Sappiamo bene che certe fonti sono rinnovabili poiché la loro natura prevede che possano “rigenerarsi”. Ci riferiamo in particolare a: energia eolica, energia solare, energia idroelettrica e biomasse.

Potrebbe essere altrettanto semplice comprendere cosa significa che le fonti come petrolio, gas e carbone fanno parte di quella categoria definita “energia non rinnovabile”.

Però il discorso cambia quando entra in gioco l’energia nucleare, rinnovabile non è la caratteristica più adatta a descrivere questa fonte.

Ma perché facciamo confusione a proposito di questo argomento?

Una domanda che in molti si pongono riguarda l’uranio attraverso cui si produce elettricità.

La fonte nucleare deve essere considerata una risorsa fossile o rinnovabile?

Il WWF (“World Wide Fund for Nature” fondato nel 1961) ha assunto una posizione molto chiara, che risolve ogni possibile confusione.

Questa rinomata organizzazione internazionale (non governativa) che lotta da anni per la protezione ambientale, non crede che l’energia nucleare possa essere una soluzione utile al problema del riscaldamento globale.

Il WWF dichiara di avere una visione del futuro in cui l’uso dei combustibili fossili e nucleari decresce in tutto il pianeta. Un futuro in cui tali fonti vengono sostituite dall’energia rinnovabile, per garantire la vita su un pianeta “ecologicamente sano, sicuro e pacifico”.

Energia nucleare: rinnovabile in che senso?

Tra le varie opinioni, più o meno accreditate a livello scientifico, possiamo sempre trovare qualche punto saldo cui fare riferimento in caso di bisogno.

Quello di cui possiamo essere certi è che più estraiamo determinati materiali più si avvicina il giorno in cui non potremo sfruttarli. Per rigenerarsi, impiegheranno milioni di anni.

Ad esempio, i classici petrolio, gas e carbone, si formano nel sottosuolo solo dopo che incredibili masse di materiali organici si sono accumulati, compattati e infine possono trasformarsi in molecole piene di energia.

E’ questa la ragione per cui vengono definiti “fossili”.

Inoltre, nel momento in cui avviene la combustione delle fonti fossili, quello che produciamo è carbonio. Quindi immettiamo nell’ambiente che ci circonda particelle di CO2, dannose per tutto e tutti.

È stato ampiamente dimostrato che i cambiamenti climatici sono stati causati (e continuano ad esserlo) dall’impatto umano.

Le attività e le consuetudini della vita dell’uomo troppo spesso riversano nell’atmosfera una insostenibile quantità di gas serra, come anidride carbonica (CO2) e metano.

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Questi elementi, tra i vari problemi che arrecano, hanno la caratteristica di trattenere il calore e impedirne la fuoriuscita nello spazio, proprio come avviene in una serra.

Per queste ragioni, allo scopo di raggiungere i traguardi (europei e mondiali) a favore dell’ambiente c’è bisogno di drastici cambiamenti.

L’immediata riduzione delle emissioni inquinanti, secondo gli scienziati, offre l’opportunità di evitare quelli che diventerebbero effetti irreversibili.

In ogni caso la transizione energetica, secondo molti, non passa attraverso il nucleare. Quando si parla di energia nucleare, rinnovabile potrebbe essere considerato l’uranio, ma fino ad un certo punto.

I tempi di cui la natura si avvale per produrre l’uranio non sono compatibili con la quantità di materiale che noi quotidianamente sfruttiamo.

Tutti i giorni, in alcune aree geografiche, arriviamo a consumare tonnellate di uranio per produrre energia. 

Energia nucleare: pro e contro

Il nucleare, dunque, non è una fonte rinnovabile

A favore del possibile sfruttamento di questa fonte possiamo dire che non fa parte della cerchia dei combustibili fossili.

L’uranio è un materiale presente in alcune zone del pianeta ed è reperibile all’interno delle rocce. Quindi non è un elemento che deriva dal processo di “fossilizzazione” di cui parlavamo a proposito di petrolio, gas o carbone.

Cosa ancor più rilevante, a differenza di questi combustibili, l’energia nucleare non emette anidride carbonica (CO2) quando viene sfruttata per l’approvvigionamento di calore o energia elettrica.

Per cui, apparte l’inquinamento o le emissioni generate nella fase di estrazione dell’uranio, il nucleare non sembra contribuire eccessivamente al problema del riscaldamento globale.

L’energia atomica è considerata in maniera negativa per due motivi in particolare:

  • la delicata condizione riguardante la sicurezza dei reattori nucleari
  • la questione inerente la gestione delle scorie radioattive

Quando ci poniamo come osservatori di un futuro in cui la crescita, nei vari Paesi del mondo, dovrebbe essere conseguenza di uno sviluppo sostenibile, quello che preoccupa maggiormente sono questi due aspetti.

In particolare, padroneggiare la situazione delle scorie nucleari è il tassello mancante.

La reazione della fissione nucleare attraverso la quale viene prodotta, per esempio, l’elettricità dagli atomi di uranio (235), porta con sé un dono non molto gradito.

Quel che resta, alla fine, sono le “scorie”: uno dei pochi scarti che per ora non si può far altro che definire rifiuti, purtroppo!

Grazie al concetto di energia circolare sappiamo, infatti che ogni scarto può essere riutilizzato in maniera costruttiva, è come se in natura non esistessero rifiuti.

Non in questo caso.

Le scorie del nucleare, in generale conservano la loro radioattività per secoli, di conseguenza, vanno circoscritte in luoghi più che sicuri.

Siti in cui, pure col passare di 200 o 300 anni, potranno rimanere senza essere rischiosi in caso di catastrofi naturali (terremoti, maremoti…) o attacchi terroristici.

Insomma, posti in condizione di restare inalterati: a prova di errore umano.

Riflessioni sul settore dell’industria nucleare

All’inizio del 2000 in alcuni settori dell’industria hanno fatto “percepire una certa nostalgia” nei confronti del nucleare e hanno sperato che in Italia si potesse riprendere il discorso dell’energia atomica.

La motivazione che portavano per avvalorare questa richiesta riguardava la riduzione delle emissioni di gas serra.

Il parere dell’associazione delle industrie nel settore nucleare (WNA) faceva riferimento al fatto che le emissioni generate nell’intero ciclo di produzione sono minori rispetto a qualsiasi altra fonte energetica.

Sono state molte le organizzazioni ambientaliste che hanno contestato, sia per l’affermazione che per la richiesta.

E’ vero che i reattori nucleari non possono essere considerati i diretti responsabili del riscaldamento globale. Durante le normali attività di una centrale non sono le emissioni il problema principale.

Tuttavia, non possiamo dimenticare la questione dell’estrazione mineraria e la fase di trattamento dell’uranio, in cui comunque esiste un impatto sul pianeta.

Anche se le centrali nucleari, non generano emissioni come i fumi di combustione, per esempio, delle centrali termoelettriche, creano altre situazioni poco piacevoli.

Cosa rilasciano in atmosfera? Si parla di emissioni in quantità di vapore acqueo, dove presenti le torri di raffreddamento. E poi, dosi di radioattività nella forma di scarichi, liquidi e gassosi.

Si tratta nello specifico di: trizio, isotopi del cesio, del cobalto, ferro, radio e stronzio.

Questo tipo di emissioni resistono anche a distanza di decenni. Anche dopo la chiusura degli impianti perdurano in una quantità che si espande nel territorio e va “dalle migliaia alle centinaia di milioni di becquerel di attività”.

Qualcuno potrebbe controbattere dicendo che queste sono pari a solo un millesimo di radioattività naturale, poiché un uomo medio genera una radioattività di 8000 becquerel.

Questo basta a decidere che sia una radioattività innocua?

Da non sottovalutare, poi, le ragioni economiche che non permettono al nucleare di essere ritenuto la migliore chance nel combattere la sfida del cambiamento climatico.

Energia nucleare vs rinnovabile: lo studio pubblicato su Nature Energy

Nella maggior parte dei casi, se non in tutti, l’energia nucleare risulta essere più costosa rispetto alle altre opzioni per l’approvvigionamento energetico.

Massimizzare i profitti non è certamente lo scopo principale della crescita sostenibile cui tutti auspichiamo.

Soprattutto, il focus dello sviluppo sostenibile (Agenda 2030) non è quello di far ricadere sulle comunità danni economici, rischi ambientali e potenziali problematiche per la salute.

In questo contesto, a spiegare perché le energie rinnovabili possono essere sette volte più efficaci del nucleare, per la riduzione di emissioni di carbonio è “Differences in carbon emissions reduction between countries pursuing renewable electricity versus nuclear power”.

La University of Sussex Business School e L’International School of Management (ISM) hanno portato avanti questa interessante ricerca.

L’analisi riguarda energia nucleare, rinnovabile e gli ultimi 25 anni di produzione energetica in 123 paesi.

I ricercatori hanno condotto la ricerca prendendo in considerazione tre scenari:

  • nel primo caso hanno ipotizzato che più i paesi adottano l’energia nucleare più le emissioni possono diminuire
  • nel secondo scenario, hanno sostituito l’energia rinnovabile a quella nucleare, sempre in relazione alle emissioni
  • nella terza ipotesi hanno pensato alla possibilità che nucleare e rinnovabili siano opzioni che si escludono a vicenda, a causa del livello dei sistemi energetici.

Questo perché:

“Due dei contendenti più ampiamente enfatizzati per la riduzione delle emissioni di carbonio nel settore elettrico sono l’energia nucleare e quella rinnovabile”

Nel rapporto gli scienziati scrivono che:

“Se da una parte gli scenari mettono regolarmente in discussione i potenziali impatti dell’adozione di vari mix tecnologici in futuro, dall’altra risultava meno chiaro quale tecnologia fosse stata associata a maggiori riduzioni storiche delle emissioni”.

I risultati dello studio

Testando le ipotesi in riferimento ai dati di 25 anni di produzione elettrica ed emissioni di carbonio (in123 paesi!) lo studio conferma che: se l’obiettivo è quello di ridurre i gas serra, bisogna concentrarsi sulle fonti di energia rinnovabile.

I ricercatori ammettono che la situazione di cui si parla è complessa e di non aver considerato totalmente i fattori in gioco… allo stesso tempo sono molto determinati nel valorizzare i dati ottenuti, assolutamente sufficienti ad indicare la strada da percorrere.

Lo studio britannico evidenzia che energia nucleare e rinnovabile tendono a dipendere ciascuna dal proprio percorso. Le due tecnologie si ostacolano nel caso di un approccio congiunto.

Energia nucleare o rinnovabile per un futuro sostenibile?

A quanto pare, dunque, le reali alternative ai combustibili fossili (per il momento) sono:

  • l’efficienza energetica
  • il risparmio da prediligere al consumo
  • le fonti rinnovabili

Non a caso nel giugno del 2011, gli italiani hanno riconfermato una decisione assunta nel 1987.

Tutt’ora, mentre si investe nell’energia rinnovabile, in Italia l’energia nucleare non è gradita.

Bocciando questo modello energetico, probabilmente abbiamo voluto voltare pagina rispetto a tecnologie che potrebbero risultare incuranti della sicurezza di cittadini e ambiente.

Torniamo a chiederci: perchè il WWF sostiene che l’energia nucleare non può essere considerata fonte di un’energia sostenibile?

Il motivo principale è che attualmente il nucleare sembra essere più famoso per i rischi in merito alla sicurezza che per i benefici che apporterebbe.

Il coro di voci, autorevoli e non, che si unisce a questa organizzazione, guarda all’intera catena di trasformazione delle materie prime nucleari: le estrazioni, le centrali, la gestione dei rifiuti, il riprocessamento finale…conclusione?

Tutto ciò comporta importanti fonti di perdite e contaminazione, la produzione di un retaggio altamente tossico che continua ad esistere per migliaia di anni.

Per dire no al nucleare, c’è anche chi si concentra “semplicemente” sul fatto che vengono creati e devono essere gestiti prodotti tossici (che non hanno eguali) e quindi la questione irrisolta rispetto allo stoccaggio (sicuro) dei rifiuti.

Queste le tesi note a dimostrazione dell’insostenibilità della tecnologia nucleare.

Nel tentativo di attenerci unicamente ai fatti potremmo riportare la questione su un altro livello. Proviamo.

Cosa sappiamo sull’energia nucleare

I reattori nucleari, allo scopo di produrre energia utilizzano la fissione o la scissione degli atomi.

Inoltre, l’energia nucleare può essere prodotta anche grazie alla fusione, o alla giunzione, di atomi.

Il sole è un esempio perfetto, in quanto è costantemente sottoposto a fusione nucleare, anche gli atomi di idrogeno si fondono per formare l’elio.

Per cui, visto che tutta la vita nel nostro mondo dipende dal sole, potremmo dire che la fusione nucleare ci offre l’opportunità di vivere sulla Terra.

Purtroppo, però, come accennato sopra, le centrali nucleari non hanno ancora la capacità di produrre energia in modo sicuro e affidabile dalla fusione nucleare.

Non è ancora chiaro se il processo diventerà, un giorno, un’opzione da sfruttare a pieno per produrre l’elettricità di cui abbiamo bisogno.

Gli ingegneri nucleari stanno lavorando molto e continuano a condurre ricerche sulla fusione nucleare, perché forse, in futuro, questo processo potrebbe essere reso sicuro ed anche ecologicamente vantaggioso.

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