L’educazione ambientale si insegna a scuola
Siamo tutti d’accordo che l’emergenza ambientale è il vero problema di questo millennio, qualcosa a cui tutti noi dovremmo dedicarci e porre attenzione, a meno di non voler vivere in un deserto o di voler cercare un Pianeta B entro il 2050.
Allora, sembra molto sensata la decisione di portare l’educazione ambientale nelle scuole, perché è da piccoli che si impara quel rispetto per la natura che ci accompagnerà per tutta la vita.
Da settembre 2020, infatti, i ragazzi e bambini italiani torneranno a scuola, ed è stato proprio il premier Giuseppe Conte in compagnia della ministra dell’istruzione Lucia Azzolina a dare l’annuncio: il prossimo anno l’educazione ambientale diventerà materia di studio nelle scuole di ogni ordine e grado.
Il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha subito festeggiato sul suo profilo Facebook: “Sono felice di questo risultato. Siamo uno dei pochi Paesi nel mondo ad inserire come materia nelle scuole l’educazione ambientale. […] Questo nuovo strumento, a suo modo rivoluzionario, come tutte le materie sarà sottoposto a voti, esami e valutazioni durante l’anno scolastico”.
Torna l’educazione civica a scuola
Una delle decisioni più inspiegabili di tutti i governi precedenti, in merito alla scuola, è stata proprio quella che ha eliminato la materia “educazione civica” da tutti i tipi di scuola (dall’anno scolastico 1990-1991 in poi).
Introdotta nella scuola statale da Aldo Moro, l’educazione civica nel 1958 è diventata materia curricolare, subendo negli anni trasformazioni continue nell’intitolazione, nei contenuti e nella collocazione. Dal 2008 in poi si è cercato di reintrodurla, con scarso successo, ma ora finalmente da settembre 2020 diventerà materia con voto, fin dalla scuola dell’infanzia.
E uno dei tre blocchi di cui si costituirà la materia sarà proprio quello dedicato all’educazione ambientale, fondamentale per far crescere dei cittadini responsabili e rispettosi del pianeta di cui disponiamo (l’unico, per quanto ne sappiamo finora).
Almeno 33 ore all’anno dedicate alla materia possono sembrare poche, ma sono già un primo passo nella direzione giusta: quella dell’educazione al rispetto della natura e alla conoscenza del nostro pianeta sin dalla prima infanzia.
Tre, come abbiamo visto, saranno gli assi attorno a cui ruoterà lo studio di questa disciplina:
- Costituzione,
- Sviluppo Sostenibile
- Cittadinanza Digitale.
Nella scuola dell’infanzia, attraverso il gioco, i più piccoli impareranno a conoscere e a rispettare le differenze proprie e altrui, il concetto di salute e di benessere, di sostenibilità ambientale e di rispetto digitale degli altri.
“L’obiettivo è fare in modo che le ragazze e i ragazzi, fin da piccoli, possano imparare principi come il rispetto dell’altro e dell’ambiente che li circonda, utilizzino linguaggi e comportamenti appropriati quando sono sui social media o navigano in rete. Realizzare questo documento e inviarlo alle scuole è un atto non solo amministrativo, ma anche profondamente simbolico. Ci dice che l’avvio del nuovo anno scolastico sarà non solo il momento del ritorno in classe, ma anche l’inizio di un nuovo cammino per portare la scuola nel futuro, rendendola più moderna, sostenibile, ancora più inclusiva”, ha dichiarato la ministra Azzolina.
Lo sviluppo sostenibile
Il ministero ha quindi ritenuto necessario ampliare la formazione sui temi ambientali e in particolare sulla conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio, tenendo conto degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU, ma con riferimento anche all’educazione alla salute, alla tutela dei beni comuni e ai principi di protezione civile.
“Stiamo puntando molto sui giovani, sulle loro coscienze e la loro sensibilità, a tutti i livelli. Infatti abbiamo immaginato e stiamo organizzando la Youth for climate, ‘giovani per il clima’ per la Cop26 in partnership con il Regno Unito, dove ragazze e ragazzi di tutto il mondo s’incontreranno a Milano per portare vere proposte sul contrasto ai cambiamenti climatici e discuterne con i decisori politici della preCop, sempre a Milano. Proposte che arriveranno fino al summit sul clima della Cop26 di Glasgow”, continua il ministro Sergio Costa. “Con l’inserimento dell’educazione ambientale vogliamo far sì che le generazioni future abbiano una coscienza ambientale maggiore di quella che la mia generazione ha dimostrato di avere.”
L’obiettivo non è solo insegnare la salvaguardia dell’ambiente e delle risorse naturali, ma anche puntare alla “costruzione di ambienti di vita, di città, la scelta di modi di vivere inclusivi e rispettosi dei diritti fondamentali delle persone, primi fra tutti la salute, il benessere psicofisico, la sicurezza alimentare, l’uguaglianza tra soggetti, il lavoro dignitoso, un’istruzione di qualità, la tutela dei patrimoni materiali e immateriali delle comunità”.
Cittadini più consapevoli
Da più parti si parla ormai di “rigenerazione ambientale” delle città: i cittadini chiedono più verde, più mezzi pubblici ed elettrici, e soprattutto non vogliono tornare ai livelli di smog pre-Covid (cosa che sta già accadendo in tante città italiane).
Un sondaggio di YouGov, in merito a questo, ha analizzato la propensione di 7.545 abitanti di 21 diverse città europee, fra cui Milano e Roma, a modificare le abitudini precedenti alla pandemia, per ottenere livelli di smog più bassi e un’aria più vivibile.
È emersa una fotografia chiara del desiderio degli italiani di “cambiare aria”: il 78% dei nostri connazionali – contro il 64% a livello europeo – vuole continuare a respirare aria pulita anche dopo la fine del lockdown.
L’84% dei residenti nelle città italiane chiede che vengano adottate misure che li proteggano dall’inquinamento, anche garantendo più spazio a chi cammina, alle bici e al trasporto pubblico.
Un grande cambiamento è già in atto, e l’attenzione della scuola per i più piccoli non può che spingere ulteriormente in questa direzione.
Cosa succederà a settembre?
Certo, i dubbi sul rientro a scuola sono ancora tanti, a causa della pandemia da Covid-19: non è chiaro se a settembre le classi saranno complete, se ci saranno turni “a rotazione” degli alunni, né se ci sarà il plexiglass a separare gli studenti.
Però l’educazione ambientale è stata reintrodotta, insieme all’educazione civica, e noi non possiamo che esserne contenti: essere un buon cittadino significa conoscere la Costituzione, le Leggi, rispettare gli altri, online e offline, ma anche e soprattutto rispettare il pianeta che ci ospita.