Rapporto sull’Economia Circolare: situazione in Italia e nel mondo
Proviamo a costruire un’idea nostra della situazione. Cerchiamo di creare un nostro rapporto economia circolare / stato dei fatti.
Si avvicina l’edizione 2020 del “World Circular Economic Forum”, il 29 e 30 settembre l’appuntamento è online. Si tratta di uno tra gli eventi fondanti e più importanti nell’ambito dell’economia circolare.
Viene organizzato per confermare attraverso i fatti e il confronto delle esperienze che “la circolarità è una strategia attiva!”. Nell’attesa cerchiamo di mettere in rapporto economia circolare e sviluppo del modello nel mondo.
Il periodo di sfide che viviamo richiede secondo la filosofia dell’economia circolare, soluzioni sistemiche e modi radicalmente nuovi di fare business.
Al World Circular Economic Forum parteciperanno ricercatori, imprenditori e rappresentanti istituzionali provenienti da molte parti del pianeta. Il tema è “come ricostruire l’economia globale in chiave circolare”.
Un altro evento online si è tenuto da poco in America, si tratta del “Circularity 20”, in cui più di 10.000 professionisti hanno collaborato.
Tutti con lo scopo di ispirare opportunità di networking, imparare gli uni dagli altri e dare una bella accelerata alla situazione del nuovo continente, attraverso i principi dell’economia circolare.
Rapporto economia circolare: quali contesti?
Quelli sopra citati sono alcuni dei rendez-vous organizzati. La punta visibile dell’iceberg .
Poi c’è l’impegno di quanti, con le loro azioni si calano nel rapporto economia circolare / vita quotidiana. Facendo ogni giorno quelle scelte che stanno all’interno di un circuito globale, per così dire “equilibrato secondo natura”, tutti partecipiamo senza accorgercene.
Ma quali paesi stanno partecipando alla corsa per l’economia circolare? Non si tratta di una gara che qualche Paese può vincere da solo, eppure negli ultimi anni alcune nazioni hanno preso ad adoperarsi avviando effettivamente seri programmi.
Le motivazioni sono variabili: dalla realizzazione di un’economia competitiva alla soddisfazione di necessità basilari per i popoli in via di sviluppo, dal rispetto degli obiettivi in tema di emissioni, alla ricerca di una strada per progredire a livello sociale.
Per molti responsabili politici (o politici responsabili) del mondo, il passaggio ad un’economia che rigenera e ripristina è diventata la priorità.
Per approfondimenti: Atlante di economia circolare: geografia del nuovo modello economico
L’Europa nel rapporto economia circolare / rete internazionale
Dal punto di vista europeo le intenzioni sono chiare da quando la Commissione UE, nel 2012, ha invitato la Fondazione Ellen MacArthur a far parte della “Piattaforma per l’efficienza delle risorse”.
Poi nel 2014 ha adottato un programma politico che è attivo sia nel comprendere come funziona l’economia circolare che nella sua attuazione. L’impulso è stato dato dalla Commissione, intorno ad essa si sono raccolti gli Stati membri.
La Finlandia è stata la prima a rispondere alla chiamata e ha presentato la sua tabella di marcia nel 2017. La Francia ha pubblicato una roadmap nel 2018 e la Slovenia ha pubblicato una strategia iniziale a Maggio dello stesso anno.
Nello stesso periodo l’Italia partecipava rivelando le basi del suo piano.
La Germania è coinvolta da tempo sul discorso dell’efficienza delle risorse, a causa della sua economia basata sull’industria. Ha dovuto guardare ben presto alle disponibilità dei materiali.
Gli olandesi sono un discorso a parte, sono stati previdenti e si sono mossi ancora prima che fosse ufficiale la notizia di un pacchetto economico circolare.
Nei Paesi Bassi, nel 2008, un’iniziativa di economia circolare è partita dal Ministero dell’Economia. E’ nato un vero e proprio mercato, perché esistevano regole di appalti pubblici su prodotti e servizi circolari.
Da subito si è riscontrata una buona combinazione di elementi nel panorama Europeo, insieme al desiderio delle istituzioni di dare il via a una nuova ondata di crescita.
Sicuramente la convergenza dei segnali è basata sul fatto di riuscire a conciliare i benefici ambientali alla crescita economica. Comunque le nuove proposte sono molto coinvolgenti.
Alcuni dei temi che possiamo veder emergere
Attualmente sembra che l’Europa abbia iniziato a guardare la questione da ben due prospettive. Lo racconta anche Joss Blériot, responsabile degli Affari Pubblici della Fondazione Ellen MacArthur, in un intervista.
Innanzitutto, dal punto di vista geologico, si tratta di un continente relativamente povero in quanto a risorse. In più, non c’è molto spazio per eliminare i rifiuti. Il momento in cui iniziare a pensare a una nuova agenda di crescita è stato superato: è arrivato il momento dell’agire.
Così, sembra quasi una dichiarazione quella dell’Europa, rispetto ai primi passi compiuti: ha iniziato a puntare sul mercato dei fertilizzanti organici, per superare ed eliminare quelli petrolchimici.
In questo modo viene riconosciuto il lato bio del nuovo circuito economico.
A quanto pare il tema dei fertilizzanti organici è emerso a causa del fatto che la politica agricola è in fase di rinnovamento. Una combinazione perfetta.
Bisogna aggiungere che, in merito al discorso, possiamo ricevere qualche insegnamento importante dall’esempio finlandese.
Oltre alla strategia sul puro concetto di economia circolare la Finlandia ha pianificato una strategia di bioeconomia. In questo caso, sottolinea Blériot, possiamo veder emergere la situazione di legislatori, che passo dopo passo, comprendono la necessità di evitare di procedere per compartimenti stagni.
In generale, in Europa, lo slancio dei politici avrebbe origine nella maggior parte dei casi dalla questione dei rifiuti e dall’agenda ambientale. L’aspetto della progettazione è sicuramente da valorizzare.
Qual è il rapporto economia circolare / ITALIA ?
A questo punto, vogliamo dedicare un momento di particolare attenzione al nostro Paese. Guardiamo alle notizie positive: l’Italia, nel rapporto economia circolare / rifiuti risulta essere tra le eccellenze mondiali.
Sono cresciute le quantità di rifiuti trattate e sono aumentate le imprese che si occupano di riciclo. Il Rapporto Nazionale sull’Economia Circolare in Italia 2020 del Cen dice che siamo primi!
Scrivono che il valore è attribuito “secondo il grado di uso efficiente delle risorse in cinque categorie: produzione, consumo, gestione rifiuti, mercato delle materie prime seconde, investimenti e occupazione”.
Inoltre, un fatturato di oltre 312 miliardi di euro, con circa 1,9 milioni di persone impiegate, è il risultato dell’insieme delle attività che riguardano la bioeconomia.
L’Europa in rete con l’India
Tornando in Europa, dal 2016, la Direzione Generale per l’Ambiente svolge Missioni di economia circolare coinvolgendo le autorità dei Paesi terzi.
Il Direttore Generale Daniel Calleja Crespo racconta alla rivista Environment for Europeans che le Missioni si concentrano sulla promozione della sostenibilità e cercano di supportare la transizione globale verso l’economia circolare.
In India la Missione si è svolta nel 2018. Unione Europea e India si sono così trovate a lavorare insieme su molti fronti. Le priorità riscontrate in fase di progettazione sono state: la volontà di contrastare i cambiamenti climatici e di puntare su energie rinnovabili e mobilità verde.
Spiega Calleja: “Si trattava di una grande opportunità per approfondire ed ampliare la nostra cooperazione. Abbiamo già molte idee in comune”
E poi, nel 2019, sia l’Europa che l’India si sono impegnate con determinazione sul tema della plastica monouso.
Connesso al tema della plastica, anche il World Economic Forum rileva che l’inquinamento da plastica è una sfida pressante. Non basterà l’impegno dei governi nella riduzione delle materie plastiche, ci sono importanti componenti transfrontaliere da affrontare e comprendere.
Dal 2021, i rifiuti in plastica selezionati, non contaminati e progettati per il riciclo potranno essere commercializzati in tutta libertà… per gli altri tipi bisognerà ottenere il consenso dei Paesi importatori e di transito.
Dunque, gli attriti commerciali, potrebbero bloccare tutto!?
Rapporto economia circolare: un altro sguardo verso l’oriente
Nella politica cinese l’economia circolare è parte dei programmi fin dai primi anni 2000. All’inizio era partito tutto come progettazione di un’agenda per l’ecologia industriale, cercando di capire come gli sprechi di un’azienda potessero mutare in risorse per l’altra.
Molte città in Cina guardano all’economia circolare, perché hanno seri problemi ambientali, per cui sembra che la percezione cinese del concetto si sia evoluta.
L’economia cinese è maturata anche perché avendo già nella legislazione i semi dell’economia circolare si fanno passi consapevoli in quella direzione. A quanto pare, a breve non potremo più considerarla semplicemente come la fabbrica del mondo, che sforna prodotti a basso costo.
Infine il Giappone. Altra situazione specifica.
Alla fine degli anni ’90 e poi all’inizio del 2000, i giapponesi hanno fatto un grande esercizio di mappatura. Tutti i flussi di materiali sono stati controllati e catalogati grazie alla loro tipica disciplina. Tre domande: cosa entra, cosa esce, come farne uso in modo migliore.
Non dimentichiamo che il Giappone, oltre ad avere un’economia avanzata, è troppo limitato nelle risorse e nello spazio per potersi permettere una mentalità superficiale nel rapporto economia circolare / risorse disponibili.
Quali conclusioni trarre nel rapporto economia circolare?
Per quanto concerne il rapporto economia circolare / Pianeta terra, tutti hanno il diritto di creare la propria idea rispetto alla situazione. Non è territorio di qualcuno! I vantaggi saranno innumerevoli per la prospettiva comune.
Non pensate anche voi che ognuno potrebbe provare a fare la sua parte? Non solo! Sarebbe interessante aiutare gli altri a portare avanti il loro percorso.
Leggi anche: Master in economia circolare: dove e come conseguirlo in Italia