Aumento prezzo energia elettrica: cause e possibili soluzioni
Quali sono le cause che giocano questo brutto scherzo nell’aumento del prezzo per l’energia elettrica?
(… e non solo!)
C’è chi continua a porsi questa domanda.
Già nel mese di novembre se ne discuteva.
Poi, a febbraio le cifre degli aumenti sono state presentate in audizione al Senato.
Dall’Arera, Autorità di regolazione per energia reti e ambiente.
“Pur con gli interventi straordinari da parte del Governo, nel primo trimestre 2022 sul primo trimestre 2021 si è registrato un aumento del 131% per il cliente domestico tipo di energia elettrica”
Da 20,06 a 46,03 centesimi di euro/kWh, tasse incluse.
E del 94% per quanto riguarda il gas naturale. Da 70,66 a 137,32 centesimi di euro per metro cubo. (Sempre tasse incluse).
Arera spiega che la causa è:
“l’impennata dei prezzi all’ingrosso dell’energia nel 2021.”
Tra gennaio e dicembre 2021, infatti, in Italia abbiamo registrato:
- +500% per il gas;
- +400% per l’energia elettrica.
Di costi dell’energia, sempre in audizione al Senato, ha parlato anche Elettricità Futura.
Con l’attuale mix di generazione (40% rinnovabili sul totale di generazione elettrica):
“la bolletta elettrica in Italia si stima sarà di circa 95 miliardi di euro nel 2022, oltre il doppio rispetto al 2019 in cui è stata pari a 44 miliardi di euro.”
A quanto pare, se avessimo raggiunto il target 2030 (72% di rinnovabili) la bolletta del 2022, sarebbe sostanzialmente pari a quella del 2019.
E l’Italia avrebbe risparmiato oltre 50 miliardi. Nonostante gli incredibili aumenti.
…per non parlare dei benefici ambientali!
Aumento prezzo energia elettrica: cause
Torniamo, dunque, alla fatidica domanda. Comprendere le cause connesse all’aumento del prezzo dell’energia elettrica non è cosa da poco.
Purtroppo, c’è da dire che il conflitto innescato dalla Russia non è il motivo principale.
Altrimenti avremmo anche potuto provare a consolarci, sperando che tutto si risolva al più presto.
Invece, quando abbiamo riflettuto su “Guerra e Ambiente”, ci siamo resi conto, che questa tragedia sta solo frenando la transizione ecologica. Oltre a tutti i danni di cui apprendiamo quotidianamente.
La motivazione alla base dell’aumento dei prezzi di energia elettrica e gas è innanzitutto una.
La mancanza di materie prime spinge i costi delle bollette (di luce e gas). E rimesta le catene globali del valore.
L’intervento del Governo italiano, naturalmente, ha come obiettivo il contenimento dell’aumento dei costi. Ma, come si potrebbe -risolvere- la questione?
O prevenire certi avvenimenti…pensando al futuro?
I motivi alla base del rialzo sono tanti e intrecciati:
- equilibri geopolitici;
- continuità dell’approvvigionamento;
- mix energetici nazionali;
- eventi meteorologici estremi;
- effetti della pandemia di Covid-19.
La crisi, quindi, si fa sentire a livello internazionale.
Dagli Stati Uniti alla Cina passando per l’Unione europea.
Sui più importanti tavoli di confronto, inclusa la Cop26, si continua a discutere di transizione.
Per un sistema energetico mondiale che sfrutti fonti di energia pulite, sicure ed economiche!
Quando scenderà il prezzo dell’energia elettrica?
Ed ecco un’altra inevitabile questione. Da una parte ci si interroga sull’aumento del prezzo dell’energia elettrica…
Dall’altra: quando ricominceremo a “respirare”!?
Guardando agli sviluppi futuri, e in attesa dei nuovi provvedimenti del governo, l’Arera tenta di spiegare.
“la forte volatilità dei prezzi che contraddistingue questo periodo rende, ad avviso di questa Autorità, particolarmente difficile fornire elementi previsivi affidabili”.
Per Arera permane una situazione di significativa volatilità delle quotazioni future.
Le quotazioni attuali del gas naturale per il 2023 e 2024 vedono rispettivamente una discesa a valori intorno a 55 nel 2023 e 39 nel 2024.
Analogamente:
“per l’energia elettrica è previsto un rientro verso i 150 nel 2023 e i 113 nel 2024″.
Anche queste quotazioni permangono superiori alle medie storiche dei prezzi.
Presentano, comunque, una elevata volatilità, con variazioni che tendono a riflettere le variazioni delle quotazioni dei prodotti di più breve periodo.
(Insomma, volatilità è la parola d’ordine!?)
Il direttore esecutivo dello Iea (International Energy Agency) ci tiene a ribadire il concetto.
“La situazione di oggi è un promemoria per i governi, soprattutto mentre cerchiamo di accelerare le transizioni di energia pulita”.
Riemerge costantemente l’importanza di forniture energetiche sicure e accessibili.
In particolare, per le persone più vulnerabili nelle nostre società. Affinché i problemi che vediamo nei mercati del gas e dell’elettricità (oggi) possano essere risolti da scelte allo stesso tempo ecologiche e socialmente sostenibili.
Lo scenario attuale sembra aver riproposto sotto un’altra luce il gas.
Sempre secondo Birol, non sarebbe esattamente una “soluzione ponte” per la transizione energetica. Com’è ritenuta da molti
Ma, una soluzione da integrare nella più complessa equazione della transizione ecologica.
(Allora forse, la parola d’ordine potrebbe diventare sostenibilità!?)
Caro luce, gas, benzina…: le cause prevedibili!
Dunque, l’aumento del prezzo dell’energia elettrica si è sommato a quello del gas in un batter d’occhio.
Già a novembre si discuteva di Mosca e della sua fetta di responsabilità.
La Russia è da tempo il principale fornitore di gas naturale per l’Italia. All’Europa fornisce il 43% del totale.
Ma ad un certo punto ha “chiuso i rubinetti” e ridotto le esportazioni.
Se ne parlava perché i livelli di stoccaggio di gas in Europa erano ben al di sotto della media quinquennale.
Lo Iea riportava che, sulla base delle informazioni disponibili, la Russi stava adempiendo ai suoi contratti a lungo termine con le controparti europee. Ma le sue esportazioni erano scese dal livello del 2019.
E aggiungeva:
“La Russia potrebbe fare di più per aumentare la disponibilità di gas in Europa e garantire che lo stoccaggio a livelli adeguati (…) così da rappresentare un fornitore affidabile per il mercato europeo”.
Tra i motivi alla base dell’instabilità c’è stato anche l’improvviso aumento della domanda mondiale.
Corrispondente alla ripresa delle attività economiche e produttive ad alto consumo energetico, a fronte dell’offerta bassa di gas. (Con gli stoccaggi prosciugati a causa dei periodi di fermo dell’inverno 2020.)
Quindi, oltre agli squilibri tra domanda e offerta provocati dalla pandemia, la situazione ha palesato la scarsa autosufficienza energetica italiana.
Un segnale importante, quindi, è stata la decisione dell’Italia di entrare nella Beyond oil and gas alliance (Boga).
Alleanza promossa dai governi di Danimarca e Costa Rica, durante la Cop26 di Glasgow.
Per abbandonare la produzione nazionale e l’importazione di petrolio e gas.
Come sottolineato dal ministro Cingolani durante l’annuncio del “grande piano per le rinnovabili” del Paese. Che prevede:
“70 miliardi di watt per i prossimi 9 anni per arrivare al 2030 con il 70% di energia elettrica pulita.”
(Probabilmente… pensavamo di aver tempo!)
Aumento prezzo energia elettrica: meno spendiamo meno inquiniamo
Nonostante l’aumento del prezzo dell’energia elettrica, l’inquinamento dato dall’energia non rinnovabile e i rischi cui andiamo incontro, conseguenze del riscaldamento globale…
…l’Italia sceglie un ingresso nel Boga “poco” vincolante.
Diversamente da chi si impegna a riformare il sistema delle sovvenzioni ai combustibili fossili (associate).
Oppure da chi, con determinazione, è pronto a fissare una data per porre fine all’esportazione e all’estrazione da nuovi giacimenti di petrolio e gas (core members).
Chi è amico dell’alleanza, come l’Italia, si impegna genericamente a:
“lavorare insieme per facilitare misure efficaci.”
…nel perseguimento degli obiettivi dell’accordo sottoscritto.
Per quanto riguarda noi, invece e la nostra responsabilità personale verso i cambiamenti climatici.
Sappiamo bene che consumare meno energia non significa solamente abbassare la bolletta.
Ma anche salvaguardare l’ambiente.
Cosa di cui dovremmo aver cura collettivamente! Come evidenziato recentemente nel terzo capitolo dell’ultimo rapporto Ipcc.
Abbiamo visto che le rinnovabili potrebbero risolvere la crisi energetica.
E andare incontro a certe soluzioni significherebbe sostanzialmente: rigenerazione. Da un punto di vista economico, sociale, culturale…e ambientale.
Abbiamo tre anni per arrestare il riscaldamento globale entro la soglia limite di 1,5 gradi centigradi.
Al di sopra di questa, molti degli effetti dei cambiamenti climatici diventeranno irreversibili.
Modificare la produzione, limitare i consumi: non è più solo un’opzione, ma una necessità.