Quante centrali nucleari ha la Francia e quanto inquinano? Ecco la verità dei dati
Quando si parla di centrali nucleari, Francia è il primo nome tra le diverse nazioni che ci saltano in mente.
Forse anche per la sua posizione geografica. Tra l’altro così vicina all’Italia!
Dobbiamo stare attenti, però, a non confondere il numero delle centrali con quello dei reattori nucleari.
All’interno del reattore nucleare avviene il processo che, tramite la fissione dell’atomo, permette di generare energia.
Reattori e centrali, quindi, non sono la stessa cosa. E presso ciascuna centrale possono esserci uno o, più spesso, vari reattori.
Che cosa dicono le statistiche ufficiali riguardo alla Francia?
Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Iaea) in Francia sono attivi 56 reattori nucleari.
Uno era sicuramente in costruzione fino al mese scorso.
E 16 sono stati chiusi definitivamente.
I reattori attualmente operativi generano circa il 70% di tutta l’energia elettrica del Paese.
Le centrali nucleari in funzione in Francia, attualmente, sono 18.
Centrali nucleari in Francia vicine all’Italia
Una delle mappe realizzate dalla World nuclear association, mostra la posizione delle centrali nulceari in Francia.
Si tratta di una tra le associazioni che promuove il nucleare nel mondo.
Dalla mappa francese è possibile notare che le centrali sono distribuite in maniera piuttosto uniforme su tutto il territorio.
In quella di Gravelines, nel nord della Francia, i reattori operativi sono sei, il numero più alto tra tutte le centrali francesi.
In quelle dei comuni di Cruas, Dampierre-en-Burly, Paluel, Pierrelatte, Braud-et-Saint-Louis, Cattenom e Avoine sono quattro.
Ci si chiede cosa accadrebbe in caso di incidente “rilevante” a una delle centrali.
Il governo francese, infatti, vuole estenderne l’utilizzo oltre i 40 anni.
Così Greenpeace ha effettuato una simulazione di un incidente grave. La fusione del nocciolo come a Cernobyl o a Fukushima.
L’esperimento “immaginativo” riguarda uno dei quattro reattori da 915 MW della centrale nucleare di Tricastin.
Ora, grazie a Greenpeace, sappiamo che le conseguenze coinvolgerebbero anche l’Italia.
Lo studio ha preso in considerazione circa mille situazioni meteo effettivamente esistite.
Nella simulazione è stata impiegata la situazione meteo del febbraio 2020.
In caso di incidente la nube radioattiva investirebbe, in particolare, l’area di Milano e della pianura padana.
Nel giro di poche ore, 13 milioni di persone riceverebbero una dose superiore ai limiti previsti dalle norme internazionali per la popolazione (1 mSv).
Ben 590 mila persone riceverebbero una dose superiore a 20 mSv. Indicata come limite per i lavoratori! E 137 mila persone avrebbero una dose superiore a 100 mSv.
Le persone da evacuare oscillerebbero tra 79 mila e 300 mila.
Tricastin è una delle più vecchie centrali nucleari francesi ad avere ricevuto via libera per proseguire le operazioni per altri 10 anni.
È stata avviata nel 1974 e non è nuova a incidenti.
L’ultimo, il 25 novembre scorso!
Centrali nucleari Europa: mappa da strutturare nel futuro?
C’è da dire, che proprio in questa chiusura dell’anno 2021 si discute il rilancio delle centrali nucleari in Francia. E anche nel resto d’Europa.
Bruxelles, le lobby del settore energetico e quelle ambientaliste tentano di influenzare, in una direzione o nell’altra, la decisione della Commissione europea sulla cosiddetta tassonomia.
Ovvero, il documento che stabilisce quali fonti sono “green” e quali no.
Si tratta di una decisione fondamentale. Perché dall’etichetta ottenuta dipendono il nostro futuro e gli investimenti dell’Ue nel settore.
È in ballo il gas naturale, oltre al nucleare. Che sembra una possibilità tornata in auge anche in Italia.
Sono in tanti a domandarsi quale sia la strada più giusta da percorrere.
Complici i messaggi lanciati alla Cop26 a favore di fonti di energia considerate a basso contenuto di emissioni di carbonio.
Perciò, come tanti altri, anche il quotidiano tedesco Deutsche Welle ha provato a dare una risposta alla domanda.
“Il nucleare è una fonte di energia davvero green? Ed è pulita?”
Perché non è detto che “verde” e “pulito” siano sinonimi quando si parla di produzione energetica.
Le politiche della green economy, contestuali all’imminente transizione ecologica, stanno portando molti Stati ad impegnarsi per aumentare progressivamente la produzione energetica da fonti rinnovabili.
Sul totale di emissioni di gas serra mondiali, infatti, il 40% deriva dal settore energetico.
Quindi, risulta evidente che per ridurre le emissioni climalteranti, stiamo cercando di eliminare l’utilizzo delle fonti fossili.
Decarbonizzazione, infatti, vuol dire soprattutto sottrazione di potere all’egemonia dell’energia non rinnovabile.
In un tale contesto, il nucleare è talvolta indicato come fonte pulita, da alcuni.
Altri sostengono, più cautamente, la necessità di utilizzarlo come “combustibile ponte”. Spesso in parallelo al gas naturale.
Vediamo, dunque, qual è l’impatto ambientale (anche detto impronta ecologica) delle centrali nucleari.
Scorie radioattive e Co2
La questione “inquinamento” non si può relegare alle centrali nucleari in Francia.
Anche se, la situazione francese, può chiarire una serie di circostanze determinanti.
Una delle critiche maggiori mosse al nucleare è la produzione di scorie radioattive. Il cui stoccaggio risulta difficoltoso.
La Francia, che è tra i maggiori produttori mondiali di questa energia, lavora alla creazione di un grande centro di stoccaggio. Sotto i campi di grano vicino a Bure.
Un piccolo villaggio rurale nel nord-est del Paese.
Il deposito sarebbe collocato a circa 500 metri sotto la superficie. Potrebbe contenere circa 85.000 tonnellate dei rifiuti a maggiore radioattività prodotti.
“Dall’inizio dell’era nucleare fino alla fine degli impianti nucleari esistenti.”
Lo afferma Audrey Guillemenet, geologa che lavora al deposito.
“Non possiamo lasciare questi rifiuti in siti di stoccaggio in superficie. Sono sicuri, ma non sostenibili”.
Il costo dell’operazione è pari a 25 miliardi di euro.
Poi, secondo i dati del DW, l’energia nucleare non è a emissioni zero.
Viene prodotta Co2 in tutte le fasi: dall’estrazione dell’uranio al trasporto, fino alla “lavorazione”. Passando per la costruzione e la demolizione delle centrali.
Infine, non vanno dimenticate le emissioni legate al trasporto e allo stoccaggio delle scorie radioattive. Che richiedono protocolli di alta sicurezza.
Eppure, diversi gruppi d’interesse sostengono che l’energia atomica non produce emissioni.
Com’è possibile?
La compagnia austriaca Enco ha offerto una consulenza al governo olandese in cui ha dichiarato che questa fonte energetica non genera Co2.
Ma, dice il contrario, tra gli altri, il collettivo di ricercatori Scientists for future (S4F).
Hanno stilato un report, presentato alla Cop26, dove affermano che il nucleare non è assolutamente a emissioni zero.
Secondo Ben Wealer (Università Tecnica di Berlino) tutto cambia in base al fatto che i fan del nucleare non prendono in considerazione molti fattori.
Quanta Co2 viene prodotta con il nucleare?
Sarebbe d’obbligo indagare su quanta anidride carbonica emettono le centrali nucleari in Francia.
E non solo lì.
Il discorso si complica, perché i numeri variano incredibilmente in base ai parametri che utilizziamo.
Ad esempio, a seconda che consideriamo solo il processo di generazione elettrica, oppure l’intero ciclo di vita di una centrale nucleare.
Alcune stime Onu, del 2014, indicavano un range compreso tra i 3,7 e i 110 grammi di CO2 per kilowatt-ora (kWh).
Eppure, non sono molti gli studi che analizzano l’intero ciclo vitale delle centrali. In effetti, non è semplice raccogliere dati attendibili per ogni fase.
Una ricerca è stata realizzato da Mark Jacobson, dell’Università della California (Stanford).
Lo studioso ha calcolato un valore compreso tra i 68 e i 180 grammi di Co2 per kWh.
La domanda, che sorge spontanea, riguarda innanzitutto la convenienza rispetto alle alternative. Sempre in termini di impatto ambientale.
La produzione di energia dall’atomo è meno inquinante di quella da combustibili fossili. 117 g/kWh, secondo le stime dell’Agenzia per l’ambiente tedesca.
Come pure rispetto al carbone: 1034 g/kWh per la lignite e 864 g/kWh per l’antracite. O al gas naturale (442 g/kWh).
Al gas, tra l’altro, molti governi non intendono rinunciare.
Ma cercando un confronto con le rinnovabili, il valore delle emissioni generate dal nucleare resta elevato:
- oltre il triplo del fotovoltaico, 33 g/kWh;
- circa 13 volte in più delle centrali eoliche. Tra i 9 e i 7 g/kWh;
- quasi 30 volte rispetto agli impianti idroelettrici, 4 g/kWh.
Centrali nucleari Francia: rilanciare e investire conviene davvero?
Forse, per le centrali nucleari, Francia ed Europa pensano di poterne costruire di moderne e “pulite”. Grazie alle nuove tecnologie.
Anche il ministro alla Transizione ecologica Roberto Cingolani sembra aperto alla rivalutazione di questa fonte energetica.
Ma ci sarà qualche valida ragione se in Italia abbiamo abbandonato il nucleare dopo il referendum del 1987?
In ogni caso, i costi dei depositi per le scorie risultano davvero onerosi.
Inoltre, secondo gli esperti:
“i tempi di costruzione sono troppo lunghi e i costi troppo alti per avere un effetto apprezzabile sul cambiamento climatico”.
Mycle Schneider, autore di un rapporto annuale sullo stato dell’industria nucleare globale, ci fornisce ulteriori dati.
Le centrali nucleari sono circa quattro volte più costose degli impianti eolici o solari.
E richiedono il quintuplo del tempo per essere costruite.
Considerando tutto, sarebbe un investimento che diventa operativo in 15-20 anni.
Ma sappiamo che il mondo ha bisogno di ridurre drasticamente l’effetto serra nel prossimo decennio.
Per concludere, non bisogna sottovalutare che la produzione di energia tramite l’atomo è influenzata dal riscaldamento globale.
Questo significa, per esempio, che nelle scorse estati diverse centrali nucleari hanno dovuto chiudere temporaneamente. A causa delle temperature eccessive.
Perché andavamo incontro ad alti rischi per la sicurezza.
L’estrema siccità ha prosciugato i corsi d’acqua essenziali per il raffreddamento di alcuni impianti!
Non sembra affatto che le centrali nucleari in Francia, nè l’industria nucleare globale, si trovino in una fase di “rinascimento”.
Negli ultimi vent’anni, sono entrate in funzione 95 centrali e 98 sono state chiuse.
Escludendo la Cina, il numero di centrali nucleari è diminuito di 50 reattori.