Green e Blue Economy: i “nuovi” modelli di sostenibilità

ASM SET 12/mag/2021
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Il concetto di economia blu ha le sue origini in quello dell’economia verde. Anche per questo Blue e Green economy sono collegate: dall’origine agli obiettivi.

Scopo ultimo è la sostenibilità. Ambientale, economica e contemporaneamente sociale.

Quando pensiamo alla blue economy però, la prima immagine che ci salta in mente è l’ambiente marino.

L’acqua, salata o dolce che sia, fornisce all’umanità una miriade di servizi. Che vanno dalla sicurezza alimentare e la regolazione del clima, ai cicli dei nutrienti e alla protezione dalle tempeste.

Questi a loro volta sono alla base della vita e dei mezzi di sostentamento, in settori che vanno dal turismo alla pesca.

Eppure, nonostante questa importanza, gli ultimi tre o quattro decenni hanno visto un crescente degrado degli oceani.

A causa, per esempio, dell’inquinamento di fonti non rinnovabili terrestri, della pesca eccessiva e sempre più, del cambiamento climatico.

Il cambiamento climatico, influenzato dall’effetto serra antropico, sta minacciando il sostentamento di milioni di persone in tutto il mondo. Proprio perché dipendiamo dagli ecosistemi.

Definiti “elementi critici”, direttamente e indirettamente, per la loro fonte primaria di proteine e per la sicurezza del lavoro.

Dunque, la popolazione in crescita, destinata a passare dai sette miliardi di oggi a oltre nove miliardi entro il 2050, influenza le pressioni e gli impatti sull’ambiente.

Destinati a intensificarsi a meno che il mondo non diventi più intelligente nella gestione delle risorse essenziali.

Durante gli ultimi anni, il termine “Blue Economy” o “Blue Growth” è entrato nell’uso comune della politica, in tutto il mondo. Insieme alla green economy e alla green growth.

Per alcuni, Blue Economy significa utilizzare il mare e le sue risorse per uno sviluppo economico sostenibile. Per altri, si riferisce semplicemente a qualsiasi attività economica nel settore marittimo, sostenibile o meno.

E tu, quale pensi possa essere la migliore strada percorribile?

Leggi anche: Gli sbocchi lavorativi della Green economy

Green e Blue Economy: cos’è la sostenibilità in un pianeta verde e blu

Promuovere le risorse costiere e marine come fonte di opportunità economiche chiave è una scelta che non separa (o non dovrebbe separare) i modelli della Green e Blue economy.

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Lo dimostra e lo dichiara nella sua presentazione in un recente webinar, David Robin. Coordinatore della governance dell’oceano e della pesca, presso la Commissione dell’Organizzazione degli Stati dei Caraibi orientali (OECS).

Mr Robin racconta e delinea il contesto politico per gli approcci dell’economia blu nella OECS, attraverso la visione di:

“Oceani sani e ricchi di biodiversità, gestiti in modo sostenibile e integrato per promuovere lo sviluppo economico e i mezzi di sussistenza e le aspirazioni delle generazioni attuali e future”.

Questa visione è in linea con i principi chiave dell’economia verde concordata in un dialogo regionale facilitato da CANARI (Caribbean Natural Resources Institute) nel 2011.

Un’organizzazione tecnica regionale senza scopo di lucro che lavora nelle isole dei Caraibi da oltre 20 anni.

Quindi, il nuovo modello di sviluppo economico dei Caraibi:

“mira alla prosperità a lungo termine attraverso l’equa distribuzione dei benefici economici e la gestione efficace delle risorse ecologiche; è economicamente redditizio e resiliente, autonomo e a favore dei poveri”.

Ciò è congruente con il consenso globale emergente sull’economia verde inclusiva, in cui lo sviluppo economico deve essere sostenibile ed equo, generando benefici per tutti.

Green e blue economy: esempi ai Caraibi

Green e Blue economy vengono sostenute da politiche planetarie.

Nel caso dei Caraibi, l’approccio sostenibile è promosso da agenzie globali come la Banca Mondiale.

Questa, infatti, nel 2016 pubblicò il rapporto “Toward a Blue Economy: A Promise for Sustainable Growth in the Caribbean“. Poi, all’inizio del 2017 lanciò il Caribbean Regional Oceanscape Project (CROP). 

Il CROP è nato per sostenere i Caraibi nella transizione verso un modello di “economia blu”.

In cui le industrie sostenibili basate sull’oceano aiutano a fornire posti di lavoro, ridurre la povertà e garantire la prosperità condivisa in tutta la regione.

Il Blue Growth Coastal Master Plan di Grenada è addirittura presentato come un caso di studio nel rapporto della Banca Mondiale (2016).

Lo spazio oceanico di Grenada, infatti, è 75 volte più grande della sua superficie terrestre. Quindi, nella realizzazione del progetto lo scopo è di:

“ottimizzare le risorse costiere, marine e oceaniche per diventare leader mondiale e prototipo internazionale per la crescita blu e la sostenibilità”.

Il piano stabilisce i principi chiave e gli obiettivi che riguardano la sostenibilità ambientale, i mezzi di sussistenza sostenibili e il buon governo.

Ci è nota anche l’importanza di ridurre la vulnerabilità di Grenada al cambiamento climatico, ai disastri naturali e l’importanza dell’adattamento.

Dunque, sono stati proposti progetti strategici (per gli investimenti) intorno alla costa di Grenada, che riguardano: porti turistici, resort, un casinò, un hotel. Centri di turismo ed ecoturismo, villaggi sportivi, di pesca e culturali. Istituti, centri congressi, e un parco industriale.

Tuttavia, molte domande sono state sollevate per capire se la popolazione di Grenada sia stata effettivamente coinvolta nel processo di sviluppo di un piano così ambizioso.

Che si tratti di modello Blue o Green, di economia circolare o di sostenibilità: sappiamo che i protagonisti dello “sviluppo” restano gli abitanti del luogo. Qualsiasi esso sia.

Leggi anche: Aziende Green economy: quali possono dire di farne parte?

Le domande cruciali per uno sviluppo sostenibile

Nicole Leonaud, dell’Istituto CANARI si offre come portavoce di alcune domande chiave per lo sviluppo (Green, Blue e circolare) sostenibile della sua terra.

“In che modo gli sviluppi fisici proposti proteggeranno i preziosi ecosistemi costieri e marini?”

Questi attualmente forniscono la base per i settori economici chiave, sono i mezzi di sussistenza legati al turismo e alla piccola pesca. E servono come infrastrutture naturali che riducono la vulnerabilità al cambiamento climatico e ai disastri naturali!

“Come saranno esaminati e mitigati i rischi (dovuti agli sviluppi su larga scala) di escludere ed emarginare ulteriormente i poveri e i vulnerabili?” 

Date le tragedie causate dagli uragani Irma e Maria in molte delle isole caraibiche:

“Sono saggi gli investimenti in questo tipo di sviluppi fisici in aree costiere vulnerabili? Quali potrebbero essere le alternative?”

Queste domande, in realtà, sono le stesse di tante altre persone che hanno compreso quanto sia ricco e allo stesso tempo fragile il nostro pianeta.

Grenada e il resto dei Caraibi orientali hanno bisogno di approcci nuovi e innovativi per stimolare lo sviluppo economico. Tanto quanto innumerevoli altri luoghi del mondo.

Ma i cambiamenti dovrebbero avvenire in modo sostenibile, proprio come ci insegnano blue e green economy, o i principi dell’economia circolare. Per proteggere il capitale naturale e diffondere i benefici tra le persone. 

“Come possiamo garantire una visione di sviluppo economico che sia sostenibile dal punto di vista ambientale, inclusivo, che costruisca la resilienza e che sia fondato sul buon governo da e per il popolo caraibico?”

Secondo Nicole Leonaud, non bisognerebbe rimanere intrappolati nella “confezione della blue economy”, ma guardare ai principi di base.

Principi di un’economia Blu (e verde)

Nonostante la crescente adozione del modello “Blue Economy”, come concetto e come obiettivo della politica e negli investimenti, non esiste ancora una definizione ampiamente accettata del termine.

Per colmare questa lacuna e per una comprensione condivisa su ciò che caratterizza una Blue Economy sostenibile, il WWF ha sviluppato una serie di principi.

Soprattutto per aiutare a garantire che lo sviluppo economico dell’oceano contribuisca alla prosperità, oggi e a lungo nel futuro.

Un’economia blu sostenibile è un’economia basata sul mare, che, come quella verde:

Fornisce benefici sociali ed economici per le generazioni attuali e future, contribuendo alla sicurezza alimentare, allo sradicamento della povertà, ai mezzi di sussistenza, reddito, occupazione, salute, sicurezza, equità e stabilità politica.

Ripristina, protegge e mantiene la diversità, la produttività, la resilienza, le funzioni fondamentali e il valore intrinseco degli ecosistemi marini. Ovvero, il capitale naturale da cui dipende la sua prosperità.

Si basa su tecnologie pulite. Come l’energia rinnovabile e i flussi circolari di materiali, per assicurare la stabilità economica e sociale nel tempo, entro i limiti imposti dal pianeta.

WWF: suggerimenti per una Blue Economy sostenibile

Secondo il rapporto del WWF un’economia blu sostenibile è governata da progetti pubblici e privati, in un processo che sia costantemente:

Inclusivo. Un’economia blu sostenibile si basa sull’impegno e sulla partecipazione attiva ed efficace delle parti interessate.

Una partecipazione informata, precauzionale e adattiva. Le decisioni sono basate su informazioni scientificamente valide per evitare effetti dannosi che minacciano la sostenibilità a lungo termine.

Quando mancano informazioni e conoscenze adeguate , gli attori adottano un approccio precauzionale, cercano attivamente di sviluppare tali conoscenze e si astengono dall’intraprendere attività che potrebbero potenzialmente portare a effetti dannosi.

Con la nuova conoscenza dei rischi e delle opportunità sostenibili, gli attori adattano le loro decisioni e attività.

Responsabile e trasparente. Gli attori si assumono la responsabilità degli impatti delle loro attività, scegliendo azioni appropriate. Oltre ad essere trasparenti sui loro impatti, in modo che che le parti interessate siano ben informate e possano esercitare la loro influenza.

Olistico, intersettoriale e a lungo termine. Le decisioni si basano su una valutazione e una contabilità del loro valore economico, sociale e ambientale. Sui benefici e i costi per la società, così come sul loro impatto in altre attività.

Innovativo e proattivo. Tutti gli attori di un’economia blu sostenibile sono costantemente alla ricerca dei modi più efficaci ed efficienti per soddisfare le esigenze delle generazioni presenti e future. Senza compromettere la capacità della natura di sostenere le attività economiche e il benessere umano.

Green e Blue Economy: i capitali preziosi

Secondo il rapporto Green Economy in un mondo blu dell’UNDP (Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo), investire su green e blue economy non è “solo” una questione ambientalista.

È essenziale per la società sviluppare un modo equo per sostenere i tre capitali, su cui costruite un’economia sostenibile. (Capitale economico, capitale sociale e capitale ambientale.)

Storicamente, la civiltà è stata costruita convertendo il capitale ambientale (foreste, terreni paludosi e materiali non rinnovabili materiali non rinnovabili) in capitale economico (industria).

Nei casi migliori, secondo il rapporto, il capitale economico risultante è stato usato per costruire nuovo capitale sociale. Alleviando la povertà, fornendo una migliore istruzione, e costruendo infrastrutture sociali.

In alcuni luoghi, il capitale ambientale si sta ricostruendo sia in termini assoluti che in valore economico.

Standard di vita più alti, maggiore produttività e più capacità pubbliche hanno permesso alle comunità di ripristinare le foreste, possedere energia sostenibile o ridurre la contaminazione delle acque costiere. (A livelli mai visti in quasi cento anni).

Tuttavia, in molti altri casi, il nuovo capitale economico non è stato reinvestito nel capitale ambientale o sociale. I tassi di povertà continuano ad aumentare in molte parti del mondo, così la perdita di habitat e l’inquinamento raggiungono picchi storici.

Un problema sostanziale è che, a livello globale, la diminuzione del nostro capitale ambientale potrebbe rendere sempre più difficile trovare “sostituti economici” per le specie e i servizi ecosistemici.

La tecnologia può arrivare solo fino a un certo punto per creare rimpiazzi artificiali per i servizi essenziali forniti dagli ecosistemi marini e costieri (produzione di ossigeno, la regolazione del clima, il ciclo dei nutrienti e la regolazione del ciclo globale dell’acqua).

Gli effetti del cambiamento climatico saranno sentiti istantaneamente dalle zone costiere…per questo guardiamo lo sviluppo attraverso la lente della blue e green economy.

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