Una prospettiva sulla Green Economy in Italia

ASM SET 21/mag/2021
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Grazie alle strategie e ai principi della Green Economy, Italia e mondo intero fioriscono insieme alla primavera.

Hai visto?

I governi stanno seriamente puntando sulla promessa della nuova economia: inclusiva e sostenibile.

Aria più pulita.

Persone sane e più felici.

Possiamo vivere in luoghi che ispirano ed emozionano.

In un ambiente che fornisce approvvigionamenti sicuri di cibo, acqua, medicine, materie prime (o prime seconde) ed energia sostenibile per il nostro fabbisogno.

Inoltre, il “modello”, arriva con la prospettiva di una nuova ondata di green jobs. Un impiego sicuro e soddisfacente per milioni di persone.

Le news preoccupanti che dominano i titoli di giornali e televisione, troppo spesso non ci consentono di prestare attenzione all’altra faccia della realtà.

Non credi?

Deforestazione, effetto serra, scioglimento dei ghiacciai, innalzamento del livello del mare, oceani pieni di plastica, divario tra ricchi e poveri…

Tutto vero.

Ma ricordiamoci che sono problematiche che stiamo affrontando, non una filastrocca che sentiamo ripetere fino a quando apparirà come un non-sens.

Proviamo a capovolgere il punto di vista? Giusto per ridare vigore alle nostre energie personali.

A proposito di dare senso e valore a quanto sta accadendo: c’è chi si rimbocca le maniche.

Lo scorso anno, per esempio, ONG e gruppi imprenditoriali tra cui Business for Nature, Global Compact delle Nazioni Unite, IUCN, Camera di Commercio Internazionale, WWF e We Mean Business hanno inviato una lettera a diversi amministratori delegati.

Con quella, attestavano che 44.000 miliardi di dollari di valore economico sono esposti ai rischi derivanti dalla perdita di biodiversità e capitale naturale.

Un promemoria sulla ripresa verde. Perché continuare con il business as usual significa percorrere una strada senza uscita.

Sembra che pure loro stiano chiedono di “trasformare ciò che è abituale”.

Ed è proprio quello che facciamo con la Green Economy italiana!

Green Economy in Italia: cos’è

Al fine di applicare il sistema della Green Economy, Italia, Europa e il resto del mondo stanno sviluppando strategie adeguate alle situazioni specifiche di ogni Paese.

Vediamo, che nel definire l’economia verde, il dizionario Treccani riporta:

“Modello teorico di sviluppo economico che prende in considerazione l’attività produttiva valutandone sia i benefici derivanti dalla crescita, sia l’impatto ambientale provocato dall’attività di trasformazione delle materie prime.” 

Una forma di economia in cui gli investimenti pubblici e privati ​​mirano a:

  • ridurre le emissioni di carbonio e l’inquinamento
  • aumentare l’efficienza energetica e delle risorse
  • evitare la perdita di biodiversità e conservare l’ecosistema.

Dunque, la Green Economy, nella sua ampia visione, include tutti noi. Le famiglie, le attività, le imprese e gli Stati.

In che modo ci riguarda?

  • attraverso l’aumento dell’efficienza energetica e produttiva puntiamo a risparmiare finanze e impatto sull’ambiente
  • grazie all’utilizzo delle risorse di energia rinnovabile ci serviamo di energia pulita e accessibile a tutti
  • attraverso l’abbattimento delle emissioni di gas serra perseguiamo lo scopo di vivere in habitat sani
  • l’obiettivo di ridurre l’inquinamento locale, evitando anche fonti non rinnovabili, supporta il più ampio fine globale
  • tramite il riciclaggio dei rifiuti domestici e industriali evitiamo di sprecare risorse preziose ridando vita a tanti tipi di materiali e oggetti

Il traguardo è dare alla luce un ciclo più armonioso di produzione e consumo, ispirato alla natura. In questa maniera trasformiamo il nostro regime: da economia lineare a circolare.

Molti Stati si stanno muovendo per promuovere l’economia verde in ogni ambito, sia privato che pubblico: nell’agricoltura, nell’industria, nell’architettura, con il design, per i trasporti e le città…

Ciò avviene, in Italia, attraverso un’attività importante di sensibilizzazione, per cui assistiamo a una lenta ma costante crescita verso l’economia ecologica.

Oltretutto sostenuta dai numerosi incentivi fiscali previsti per chi opera in favore dell’ambiente e dell’ecosistema.

Green Economy: Italia 2020

Il 3 e 4 novembre dello scorso anno abbiamo assistito (online) agli Stati generali della green economy 2020.

L’iniziativa, nata nel 2012 e ormai giunta alla sua IX edizione, è promossa dal Consiglio Nazionale della Green Economy.

Formato da 69 organizzazioni di imprese, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, con il patrocinio della Commissione europea e del Ministero dello Sviluppo Economico.

Lo scopo principale è quello di supportare il nuovo orientamento dell’economia italiana, in direzione dell’economia verde, indicando strategie utili per uscire dalla crisi economica e climatica.

La Commissione europea, nel riesame dell’attuazione delle politiche ambientali (2017 e 2019), ha incluso gli Stati Generali della Green Economy e il Consiglio nazionale della Green Economy fra le misure a sostegno della transizione verso un’economia circolare-green.

Stati generali della green economy (una sintesi)

È stato presentato un pacchetto, riguardante 5 settori, contenente misure e proposte in grado di mettere il Green Deal al centro della ripresa.    

Le proposte green riguardano:

Energia e clima. Indirizzare i finanziamenti europei di Next Generation EU per la produzione di idrogeno verde, per la decarbonizzazione, potenziare e migliorare produzione, distribuzione, stoccaggio. Per l’uso di fonti rinnovabili di energia e per i miglioramenti dell’efficienza energetica. 

Economia circolare. Aumentare i finanziamenti del Piano transizione 4.0 a sostegno degli investimenti destinati alle misure esistenti per l’economia circolare. Incentivare gli investimenti per lo sviluppo della bioeconomia circolare. Un esempio: la progettazione di prodotti con una maggiore durata, con la possibilità di essere riutilizzati, riparati o sottoposti a procedimenti di riciclo.

Green city e territorio. Finanziare un programma nazionale di rigenerazione urbana che recuperi e valorizzi aree degradate ed edifici dismessi, senza consumare nuovo suolo, ma aumentando le infrastrutture e gli spazi verdi.

Mobilità urbana. Potenziare il trasporto pubblico, la sharing mobility, le piste ciclabili, facendo scendere (2030) il tasso di motorizzazione privato italiano al di sotto di 500 auto per 1.000 abitanti. Estendere gli incentivi all’elettrificazione, raggiungere entro il 2030 la quota del 25% dei consumi di energia prodotta da fonti rinnovabili nel settore dei trasporti.

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Sistema agroalimentare. Incentivare la diffusione delle produzioni agricole basate sull’agroecologia, sull’incremento della fertilizzazione organica, sulla riduzione delle emissioni di gas serra e l’aumento della produzione biologica.

Pertanto, com’è nata la Green Economy in Italia? A parte le attuali statistiche e i vari rapporti, come siamo giunti alle proposte appena elencate?

Vediamo se c’è qualcosa da imparare.

Green Economy: Italia 2015

Vi va di saltare nel passato? Nella Green Economy dell’Italia senza Covid-19.

Roma, dicembre 2015. Il Parlamento italiano vota un pacchetto di misure che impattano vari settori della Green Economy.

Ci sono voluti due anni di lavoro parlamentare per ottenere tale risultato.

La nuova legge conteneva disposizioni sull’impatto ambientale, sulla gestione dei rifiuti, sul trasporto sostenibile e sulle aree marine protette.

ll sottosegretario all’Ambiente, Silvia Velo, parlando dei 79 articoli asseriva:

“semplificano e promuovono il riutilizzo delle risorse con l’obiettivo di concepire un nuovo modello di sviluppo basato sulla sostenibilità ambientale”.

Aggiungeva:

“l’Italia mette in campo, per la prima volta, uno strumento che promuove la Green Economy e la riduzione dell’eccessivo sfruttamento delle risorse naturali”.

Quella normativa, già al tempo, prevedeva una serie di incentivi per premiare le buone pratiche di consumatori, produttori e istituzioni.

Un esempio? Nelle città in cui la popolazione superava i 10.000 abitanti, la legge incoraggiava progetti di mobilità sostenibile come car e bike sharing, la creazione di percorsi ciclabili e pedonali protetti…

Un pacchetto di norme che mirava a incoraggiare il riutilizzo dei materiali per favorire un’industria in costante crescita.

Misure legate alla protezione del suolo, per sostenere la green economy attraverso l’economia circolare. In più creavano la possibilità di una gestione efficiente dei materiali di scarto, da trasformare in risorse.

Tutto al fine di una combinazione vincente tra sviluppo economico e sostenibilità ambientale.

In Europa, l’Italia era già tecnologicamente all’avanguardia nel settore dell’efficienza energetica. Ad esempio, il settore elettrico aveva vissuto un eccezionale sviluppo da fonti rinnovabili (2013).

Potrebbe farci sorridere ripensare a quei tempi.

Analogamente ad oggi eravamo bombardati da troppe notizie sulle varie sfide da affrontare…ma non c’era la pandemia a gravare con il suo peso specifico.

Green Economy: Italia 2021

Sulla situazione odierna della Green Economy italiana, c’è chi effettivamente guarda alla realtà “capovolgendola”.

La Fondazione Symbola, come spiega il presidente Realacci:

“non nasconde i difetti dell’Italia, ma cerca sempre i suoi punti di forza che sono molto più numerosi di quanto siamo portati a pensare.”

Nella ricerca “L’Italia in 10 selfie” la fondazione parte dal bello dell’Italia prendendo in esame 10 settori del Paese.

In effetti potremmo partire da quanto di buono sta accadendo, invece che dai problemi, per sentirci più forti e dare vigore alle scelte quotidiane e future.

Durante la recente riunione del Forum politico sullo sviluppo sostenibile, Msuya, vicedirettore del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, ci ricorda che abbiamo già delle tabelle di marcia per “costruire di nuovo meglio”.

Nell’Accordo di Parigi e con l’Agenda 2030 abbiamo stabilito parametri che:

“fissano i piani sociali e i limiti delle funzioni di supporto vitale del pianeta…dobbiamo mantenere la nostra attenzione sugli attori dell’economia reale, comprese le piccole e medie imprese”.

Sostanzialmente, anche in Italia, l’applicazione degli standard esistenti, della legislazione e degli impegni internazionali potrebbe essere la via più semplice per una “ripresa verde”.

Una ripresa Eco che potrebbe essere realizzata seguendo la roadmap stabilita.

Tant’è vero che il Ministro Costa dichiara: “Per uscire dalla crisi del Covid e per raggiungere una nuova normalità, che sia verde e duratura, occorre stringere un nuovo patto e per farlo occorre riempirlo di azioni concrete e immediate che il Governo ha già assunto.”

Analogamente, nel 2015, il Ministro della Giustizia Orlando:

“la legge in sé non è in grado di recuperare tutto ciò che non è stato fatto negli anni […], aiuta a riallinearsi potentemente con le normative europee e può diventare un riferimento per le imprese, i cittadini e le istituzioni che sostengono un diverso concetto di sviluppo”.

Cosa pensano gli italiani? (o molti di loro)

Nell’Italia della green economy, della pandemia e della crisi economica: tutelare l’ambiente è una necessità che risulta urgente.

Nell’indagine commissionata da Bluenergy Group a Swg osserviamo che il 54% degli italiani antepone, per importanza, le iniziative e i progetti sul miglioramento nelle condizioni dell’ambiente alla crescita dell’occupazione.

Quasi 3 italiani su quattro, confidano e credono che la scienza e le associazioni ambientaliste stiano dando un reale contributo nell’affrontare la riduzione delle emissioni. (E quindi il cambiamento climatico!?)

L’italia sembra cogliere la possibilità di fare le cose diversamente in risposta alla tragica pandemia di Covid-19 (che continuiamo a vivere).

Tanti hanno accolto con favore la riconnessione con la natura che hanno avuto durante la “grande pausa”.

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Di nuovo, cambiando punto di vista: le nostre strade trafficate sono diventate strade sicure. I nostri parchi urbani sono diventati paesaggi sonori naturali.

Persino i nostri oceani sono diventati più silenziosi per un certo periodo.

Questo tipo di ricordi del lockdown, catalizzeranno una nuova comprensione, più profonda, di ciò che la natura può fare per noi?

Sappiamo che, per esempio, è nato il “Manifesto per il dibattito pubblico sulle opere della transizione ecologica”.

Promosso da 14 associazioni, tra cui: Wwf, Legambiente, Greenpeace, Acli, ActionAid, Arci, Cittadinanzattiva, Fridays for future, Unione degli Studenti.

Gli italiani sono interessati, chiedono di partecipare.

La notizia del Manifesto risale a qualche giorno fa. Verrà inviato al presidente del Consiglio e ai ministri competenti sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Lo scopo è: accelerare la transizione e “sbloccare i cantieri”.

I cittadini vorrebbero essere più informati sui processi decisionali e richiamano l’attenzione sul fatto che nella scorsa Legislatura è stata approvata “la procedura di dibattito pubblico” per le opere pubbliche.

In pratica ci mobilitiamo per spingere sulla qualità dei progetti green e sul rafforzamento della macchina amministrativa.

Green Economy: l’Italia in azione

Raccontiamo di Green Economy in Italia e ci rendiamo sempre più conto di quanto abbiamo a cuore il luogo in cui viviamo.

Proviamo “un’ultima volta” a guardare da un’altra prospettiva le sfide attuali?

L’Italia è un territorio dotato di un immenso ed indescrivibile capitale: naturale, culturale, storico e architettonico.

In special modo, la dimensione naturale e quella culturale rappresentano una incredibile ricchezza per il nostro Paese. Oltre ad essere elementi peculiari del nostro benessere!

Nonostante la pandemia o approfittando proprio del momento: potremmo immaginare modi in cui tutelare e valorizzare in maniera coordinata e integrata, questi elementi?

Ipotizziamo di incrementare l’attrazione verso il Paese e sostenere attività economiche di essenziale importanza come quelle relative al turismo.

Grazie ai fondi per le politiche green e lavorando in vista del cambiamento climatico (Obiettivo13 dell’Agenda 2030) possiamo investire sul nostro capitale.

Sul quale, grava la minaccia del dissesto idrogeologico (alluvioni frequenti, frane diffuse…).

L’Asvis (Alleanza Italiana per lo sviluppo sostenibile) immagina che per realizzare tutto ciò bisognerebbe implementare una programmazione e una gestione del territorio più attente e aggiornate al nuovo contesto climatico.

Certamente senza tralasciare la realizzazione di interventi di prevenzione e attenuazione dei rischi.

L’Alleanza si mostra pronta a:

“contribuire alla progettazione di politiche che portino l’Italia sul sentiero dello sviluppo sostenibile”.

Un’ulteriore iniziativa italiana, nata sulla scia della green economy e della circolarità è quella della Fondazione per lo sviluppo sostenibile.

La community “Italy for Climate” è promossa da un gruppo di imprese e di associazioni di imprese sensibili al tema del cambiamento climatico.

Una piattaforma di condivisione sul dibattito, informato e aggiornato, per trovare soluzioni e dare forza all’azione comune.

La Fondazione propone di riunire tutti gli attori, interessati al tema climatico e a ricoprire un ruolo nei vari processi (come la decarbonizzazione).  

Cambiare prospettiva: l’economia verde e la mente-Eco per costruire insieme

L’idea di capovolgere il punto di vista, guardare con occhi diversi…cambiare “filtro” (un po’ come accade con le App per le foto da modificare), arriva in questo caso, da Frances Moore Lappé.

Il concetto viene spiegato nel contributo per il report Green Economy in Action (United Nations Development Programme).

Ed è sorprendente perché proprio nell’introdurre le “azioni dell’economia verde”, la ricercatrice racconta del suo libro “Eco-Mind”. In cui sostiene che nutrendoci di notizie quali: “scarsità di cibo”, “scarsità di energia” e “scarsità di risorse”, è facile assorbire lo spaventoso concetto che non c’è abbastanza di niente.

Dal cibo, al carburante, al parcheggio per l’auto (sotto casa).

Guardando il mondo attraverso la lente della mancanza, rischiamo di vederla ovunque. Percependo noi stessi in una lotta competitiva per beni scarsi, dice Lappé (2012) “la depressione diventa un’epidemia globale”.

Beh, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dal 2020, la depressione è la più diffusa al mondo tra le malattie mentali. In generale, la seconda malattia più diffusa dopo le patologie cardiovascolari.

Sembra che un tratto distintivo della nostra specie sia che ognuno vede il mondo attraverso cornici formate culturalmente. Queste determinano ciò che possiamo vedere, ciò che non possiamo e ciò che crediamo sia possibile.

La domanda centrale di Eco-Mind è: possiamo imparare a vedere attraverso una lente diversa?

Secondo la scrittrice (e le neuroscienze) i nuovi pensieri creano nuovi percorsi neurali e liberano le nostre energie. Di cui abbiamo bisogno per trasformare il pianeta.

Nella sua visione abbiamo la possibilità di passare dalla separatezza alla connessione, dalla stasi al cambiamento, dalla scarsità alla co-creazione.

La green economy potrebbe essere un filtro adeguato!?

Esplorando e addentrandoci potremmo scoprire la bellezza di avanzare in modo creativo, con le nostre mille emozioni. Sviluppare la nostra eco-mente, realizzare il potere di creare il mondo che vogliamo veramente.

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