Stati generali green economy: cosa sono e quando si svolgono?

ASM SET 1/giu/2021
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“DLiN DLooN”: attenzione! Green economy in transito al binario 1, allontanarsi dalla linea gialla! Il treno dell’economia verde ha iniziato il suo viaggio da un po’ e gli stati generali della green economy sono un modo per fermarsi e capire.

Per valutare le esperienze vissute a bordo.

Se pensi di essere tra gli utenti in attesa: salta su!

Più di dieci anni fa è stato inaugurato il Programma dell’UNEP, per verificare lo sviluppo della Green economy nel mondo.

Possiamo considerare consolidati i criteri di valutazione: si tratta di un viaggio sicuro e confortevole.

La Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, riferendosi alle più recenti metodologie messe a punto dall’OECD, afferma che i paradigmi della Green economy sono:

  1. tutela del clima e della biosfera;
  2. energia rinnovabile e economia circolare per le risorse naturali;
  3. benessere inclusivo e migliore qualità di vita per tutti.

Secondo l’OECD, che cura un database aggiornato degli indicatori, la valutazione dell’avanzamento può avvenire prendendo in considerazione:

  • produttività delle risorse nell’economia, energia, carbone, materie prime, nutrienti etc.;
  • capitale naturale;
  • qualità della vita e dell’ambiente;
  • opportunità politiche, innovazione, mercati, flussi finanziari, regimi fiscali e incentivi.

In Italia, come da tradizione, abbiamo provveduto a fare il punto della situazione a novembre. Con la nona edizione degli Stati generali della green economy.

Dedicati ad un tema speciale: “Il green deal al centro del Piano di rilancio per l’Italia – Una nuova fase per la green economy”.

Se avete preso posto, godetevi il panorama.

Stati generali green economy 2020

È stata la versione digitale di Ecomondo 2020 ad ospitare la due giorni degli Stati generali della green economy in Italia.

https://www.statigenerali.org/

L’incontro è organizzato dal Consiglio nazionale della green economy, in collaborazione con il ministero dell’Ambiente. Con il patrocinio del ministero dello Sviluppo economico e della Commissione europea.

Il focus incentrato sul Green Deal europeo e i suoi meccanismi, ha offerto il quadro sul pacchetto di proposte programmatiche.

Il piano di rilancio italiano, infatti, utilizzerà i fondi del Next generation Eu.

Le misure innovative riguardano cinque settori strategici della green economy: energia e clima, economia circolare, green city e territorio, mobilità urbana, sistema agroalimentare.

La prima giornata inizia con la “Relazione sullo stato della green economy” 2020. Illustrata dal presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile Edo Ronchi.

Che si sofferma anche ad esaminare l’influenza della pandemia sui “lavori in corso”.

La dimensione mondiale della green economy è al centro della seconda giornata degli Stati Generali.

Il confronto è avvenuto tra attori internazionali, istituzioni e industria sul tema: “Governi e imprese green nel nuovo contesto globale”.

Cosa sono quindi questi “stati generali”?

Un’iniziativa promossa dal Consiglio Nazionale della Green Economy (composto da 66 organizzazioni di imprese) allo scopo di elaborare proposte e raccomandazioni per i decisori pubblici.

L’obiettivo attuale è attivare uno sviluppo durevole. La ripresa degli investimenti e dell’occupazione e dare una risposta rapida alla crisi climatica.

Gli stati generali della green economy sono soprattutto un processo: partecipativo multi-stakeholder, che prevede un ampio coinvolgimento di imprese e organizzazioni di imprese.

Questo processo vede la sua conclusione, ogni anno, nell’evento pubblico ospitato da Ecomondo. Partecipano oltre 80 relatori e 3000 iscritti.

Nel corso dell’intero anno vengono svolti lavori di preparazione all’evento. Attraverso attività di consultazione tra gli attori del Consiglio nazionale, esperti e stakeholder. Iniziative pubbliche e interlocuzioni istituzionali.

Stati generali green economy: Ecomondo

Ecomondo è definita come “la fiera leader della green circular economy” nell’area euromediterranea. Per questo motivo ospita gli Stati Generali della Green Economy.

Un evento internazionale che unisce, in un’unica piattaforma, tutti i settori dell’economia circolare: dal recupero di materiali ed energia, allo sviluppo sostenibile.

La fiera è curata dall’Italian exhibition group e si svolge a Rimini.

In questo contesto ha trovato spazio anche Key energy. Salone dell’energia e della mobilità sostenibile.

Così, durante varie conferenze e workshop, è stata data visibilità agli operatori dell’eolico, alle tecnologie solari, ai sistemi di accumulo, alle soluzioni per l’efficienza energetica e all’uso intelligente delle risorse in ambito industriale.

Quest’anno, come abbiamo visto, Ecomondo e Key energy sono diventati digitali e hanno scelto di prolungare l’appuntamento.

Contemporaneamente e dopo gli Stati generali della green economy, ci sono state due settimane di incontro dedicate alla domanda e all’offerta dell’economia sostenibile.

Consiglio nazionale della green economy

L’8 febbraio 2013 è stato costituito il Consiglio Nazionale della Green Economy. Per promuovere lo sviluppo della green economy in Italia e dar seguito al successo della prima edizione degli “Stati generali della Green Economy”.

Al tempo il Consiglio era formato da rappresentanti di 53 organizzazioni di imprese e dai coordinatori di otto gruppi di lavoro. Tra questi Roberto Morabito dell’ENEA.

L’ENEA, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, in effetti, è stata tra i protagonisti della prima edizione degli Stati Generali.

In particolare, durante l’elaborazione delle 70 Proposte per gli Stati Generali 2012. Ha partecipato a quasi tutti i gruppi di lavoro con numerosi esperti. Coordinato il gruppo di lavoro “Sviluppo dell’Ecoinnovazione” e redatto il primo Rapporto sulla Green Economy in Italia.

Il titolo era: “Green Economy per uscire dalle due crisi”, realizzato insieme alla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile

L’obiettivo, fin da subito, fu quello di delineare i confini teorico-scientifici dell’economia “verde”, fornendo scenari macroeconomici e approfondimenti sui potenziali di alcuni settori strategici in Italia.

E nei due giorni a Ecomondo 2020, il Consiglio nazionale della green economy ha fatto emergere la necessità di intervenire -in primis- nei settori strategici del paese. Partendo da quello energetico, passando per i trasporti, per arrivare a implementare il concetto di economia circolare e la tutela del territorio.

Il consiglio ha chiesto, per esempio, di:

  • estendere l’ecobonus 110 per cento fino al 2024 (previsto fino al 31 dicembre 2021);
  • applicare criteri climatici stringenti per indirizzare gli investimenti;
  • introdurre una graduale carbon tax per i settori non coperti dal meccanismo europeo dell’Ets (Emission trading scheme).

Stati generali green: ecologia e crescita economica

L’edizione degli Stati Generali 2020 è stata incentrata sull’apertura del confronto con Parlamento e Governo. Attraverso proposte specifiche per il Piano italiano di accesso ai finanziamenti del Recovery Plan “Next Generation UE”.

A sostenere le proposte, i dati della “Relazione 2020 sullo stato della green economy in Italia”.

Per contribuire a tradurre le potenzialità del nuovo contesto in misure per lo sviluppo degli investimenti. Da attuare nel breve termine, per la ripresa dell’economia italiana.

Ma anche per consolidare un quadro di riferimento delle riforme necessarie.

La prima sessione tematica è stata: Le misure per l’economia circolare nel recovery plan nazionale.

Nel nostro Paese opera la seconda industria manifatturiera dell’UE: ma poggia su basi precarie.

“Siamo poveri di materie prime e l’industria dipende pesantemente dalle importazioni.”

Secondo l’Istat:

  1. nel 2018 l’input di materiali provenienti dall’estero è stato di oltre 322 Mt
  2. 320 Mt di materiali arrivava dal nostro territorio
  3. durante lo stesso anno abbiamo prodotto oltre 170 Mt di rifiuti.

Secondo le previsioni dell’Unep tra 40 anni le estrazioni di materie vergini raddoppieranno. Con un aumento dei prezzi e una maggiore difficoltà di approvvigionamento.

Dunque, agli Stati Generali 2020, l’economia circolare non è classificata come una sfida. E’ una strada obbligata per la competitività della nostra economia.

“Rendere efficiente la nostra produzione e consumo è l’unica soluzione di fronte a questi scenari.”

Nella sessione: le opportunità del green deal per il sistema agroalimentare italiano, è stato chiarito che vogliamo configurare un nuovo equilibrio.

Tra competitività delle imprese, benessere sociale e tutela della natura:

“La Commissione Europea ha presentato la strategia Farm to Fork, un piano decennale finalizzato ad accelerare la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente.”

Opportunità incredibile per esaltare la dieta mediterranea italiana e le peculiarità del nostro sistema alimentare, incrementando la qualità ecologica dei territori.

I pilastri? Green city e mobilità sostenibile

Finanziare la rigenerazione urbana come pilastro del recovery plan per l’italia, è il titolo di una sessione cruciale per gli stati generali 2020.

carsharing-mobilità-sostenibile

Le città sono in prima linea nella lotta alla pandemia globale e protagoniste nell’accelerare la transizione green.

È stato ribadito:

“Quanto sia importante la qualità dell’ambiente in cui viviamo, dell’aria che respiriamo, della vivibilità del nostro quartiere, della nostra zona e della nostra città.”

Si è discusso di come utilizzarle i finanziamenti in maniera adeguata a un vasto Programma Nazionale di Rigenerazione Urbana.

Per mettere in moto attività economiche, mobilitare investimenti anche privati, attivare una consistente occupazione e rivitalizzare tessuti sociali ed economici locali.

Strettamente connessa al tema delle green cities è la sessione Lesscars: la nuova generazione della mobilità.

Tra gli argomenti che hanno suscitato maggiore interesse c’è proprio la sharing mobility.

E la sessione è stata un po’ la sintesi della IV conferenza nazionale sulla sharing mobility. Iniziata nel giugno scorso e durata quattro mesi.

Promossa dal ministero dell’Ambiente, dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile.

Si diffondono nuove forme di mobilità condivisa! Dai numerosi interventi è emerso il bisogno di creare un nuovo sistema di mobilità: integrata, intermodale. Che permetta alle persone di utilizzare diverse forme di trasporto in modo flessibile e interconnesso.

Magari pagando un solo biglietto con un’unica app.

Finanziare la neutralità climatica Green

Anche se nelle conferenze degli stati generali è stata intitolata una sola sessione al cambiamento climatico, sappiamo che questa è la priorità per l’economia e l’ambiente.

Per tutte le conseguenze che ha sulla vita delle persone.

Nella Roadmap di Italy for Climate, per l’Italia, finanziare la neutralità vuol dire tagliare di almeno il 55% le emissioni, al 2030.

Attivando ingenti investimenti, non solo nel comparto delle fonti rinnovabili.

La Fondazione per lo sviluppo sostenibile sottolinea gravità e urgenza del problema.

Quindi, ci invita ad osservare gli studi dello Stockholm Resilience Centre: il superamento dei limiti planetari risulta già evidente. Per perdita di biodiversità e flussi biogeochimici di azoto e fosforo.  

Ora, all’orizzonte, abbiamo il riscaldamento medio superficiale terrestre a 2°C. Ma la gravità degli effetti climatici, con eventi estremi…migrazioni, non lascia spazio per temporeggiare sulle contromisure.

La traccia dell’impegno da porre è stata definita dall’Accordo di Parigi del 2015 con il consenso dell’intera umanità.

Ci sono, innanzitutto, i 195 Paesi delle Nazioni Unite a rappresentarci. Per questa ragione, nel rapporto del 2018, la Fondazione tratta per prime le emergenze sulle emissioni serra e le valutazioni del rischio connesso ai cambiamenti climatici.

La Green economy, infatti, mirando all’Accordo di Parigi, vuole trasformare le economie attraverso:

Inoltre, l’occupazione e i diritti dei lavoratori, sempre secondo la Fondazione, anche in Italia sono il punto cardine della transizione.

Scoglio sul quale sono naufragati gli ideali neo-ecologisti dell’auspicata decrescita, solo teorizzata (per il momento).

La questione è delicata e riguarda tanto la valorizzazione degli sbocchi lavorativi della green economy, quanto l’occupazione da ridistribuire. Data l’automazione e la robotizzazione del lavoro.

Le opinioni sono spesso opposte e i dati non ancora sufficienti.

Stati generali della green economy e ricerca

Nella sessione plenaria di apertura degli “Stati generali della green economy” si è parlato dell’influenza della pandemia sulla crescita economica verde.

Anche i ricercatori sono arrivati a collocare su un certo piano d’indagine la pandemia. Accanto al tema ambientale!

Questo perché è stata notata una significativa e contemporanea riduzione dell’inquinamento locale. I ricercatori si sono chiesti il motivo della correlazione.

L’inquinamento causa – o aiuta a causare – la pandemia?

Il legame tra Covid-19 e cambiamento climatico è stato analizzato in diversi modi. Alcuni hanno messo in dubbio il ruolo del cambiamento climatico come probabile causa della comparsa del virus nella sua transizione dagli animali all’uomo.

È ben noto che l’aumento delle temperature può creare condizioni favorevoli per la diffusione di malattie trasmesse dall’aria, dall’acqua e da altri vettori (malaria, febbre dengue…).

Mentre la scomparsa degli habitat può costringere varie specie animali a migrare, aumentando le possibilità di diffusione di agenti patogeni.

Al contrario, gli stessi fattori che mitigano i rischi ambientali possono aiutare a mitigare il rischio di pandemie.

Indovinate di quali fattori parlano i ricercatori? Proprio quelli identificati (sopra) come fondamentali nell’economia:

  • riduzione delle richieste alla natura;
  • ottimizzazione del consumo;
  • accorciare e localizzare le catene di approvvigionamento;
  • sostituzione delle proteine animali con quelle vegetali;
  • diminuzione dell’inquinamento.

Per concludere, altri si sono chiesti se l’epidemia di Covid-19 e il relativo blocco delle attività porteranno alla riduzione duratura delle emissioni.

Fino a che punto la tendenza continuerà, dipende dai cambiamenti nell’organizzazione della produzione.

Per esempio, secondo McKinsey (2020) alcuni aggiustamenti temporanei, come lo smart-working, possono durare anche dopo la fine delle chiusure.

Riducendo la domanda di trasporto e le emissioni.

Tuttavia, si nota che questo obiettivo potrebbe non essere visto dai governi e dai cittadini come una priorità “in mezzo” alle esigenze pressanti della ripresa.

Coronavirus e green economy

Il Green Economy Observatory (GEO) della Bocconi offre un contributo scientifico, precedente agli stati generali della green economy 2020.

Gli studiosi si concentrano su basi microeconomiche e traggono interessanti analogie tra pandemia e cambiamento climatico.

Partono da un problema complesso e travolgente, come il Covid-19, attingendo elementi da un altro problema complesso e globale abbastanza studiato.

Si chiedono in che misura l’esperienza della pandemia può essere utile per affrontare il cambiamento climatico.

Mentre quest’ultimo è spesso “misurato” in anni, decenni e secoli. Il virus viene controllato in giorni, settimane…mesi.

La pandemia, inquadrata come finto laboratorio del cambiamento climatico, quindi, vede la scala temporale degli eventi ridotta da decenni a giorni.

La maggior parte dell’analisi economica della pandemia, infatti, si concentrata sugli impatti immediati. Sui costi e sulla sostenibilità dei sistemi sanitari. Sulle conseguenze socioeconomiche attuali.

Secondo lo studio “Covid-19 and Climate Change: A Tale of Two Global Problems”, affrontare il cambiamento climatico richiederebbe un “presunto” alto costo economico.

Forse è questa la ragione principale per cui Paesi, imprese e persone sono stati riluttanti a impegnarsi in un’azione seria.

Il lungo periodo delle previsioni inerenti all’inquinamento favorisce la divergenza tra i costi sociali ed economici percepiti e quelli reali degli impatti futuri.

Vengono così sottovalutati i danni, e quindi i benefici dell’azione immediata.

Mentre, il costo economico dei percorsi di riduzione delle emissioni può essere sopravvalutato. Come suggerito dai sostenitori dello sviluppo sostenibile e della “economia verde”.

Potrebbe essere che aspettare fino all’ultimo minuto costringerebbe i paesi a ridurre le emissioni fermando completamente l’attività economica.

In virtù della sua velocità di diffusione, la pandemia ha mostrato cosa significa chiudere l’economia per fermare il contagio. Nessuno sa come sarà la ripresa economica.

Sembrerebbe che riduzioni significative delle emissioni possano (ancora) essere raggiunte ad un costo inferiore per la società.

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