Sostenibilità da indossare: Womsh e le scarpe vegane per una moda più etica
C’era una volta una mela che un giorno si trasformò in una scarpa e poi ancora in un tappetino.
Se Womsh fosse una fiaba, probabilmente inizierebbe così.
Invece, la realtà stavolta ha superato la fantasia e la magia delle calzature Womsh è diventata reale, etica e sostenibile.
Il progetto messo in piedi da Gianni Dalla Mora, imprenditore veneto che lavora nel mondo della moda da anni, ha tutte le carte in regola per diventare il primo esempio italiano di fashion 100% circolare.
Le sneakers di Womsh sono prodotte con materiali di riciclo o di matrice organica come gli scarti di mela, esclusivamente in Italia, in condizioni di lavoro dignitose per tutti i partecipanti alla catena economica e, soprattutto, rispettando l’ambiente.
Per rimediare alle emissioni di Co2 derivate dalla produzione, per ogni scarpa venduta Womsh si impegna a piantare un albero che assorba la stessa quantità di anidride carbonica generata.
Quando poi le scarpe avranno raggiunto il loro termine, come per magia verranno nuovamente trasformate in qualcos’altro. In tappetini per parchi giochi, ad esempio.
Tutto è nato da un sogno nel cassetto e dalla consapevolezza che il settore della moda è nella top 3 delle attività più inquinanti al mondo.
Sono trascorsi 9 anni da quando tutto è cominciato e oggi il brand vanta centinaia di clienti in tutto il mondo e collaborazioni di tutto rispetto, come quella con LifeGate per la salvaguardia delle foreste.
L’obiettivo di Womsh, acronimo di Word Of Mouth Shoes, è quello di dimostrare che si può essere fashion in maniera sostenibile, senza distruggere il pianeta in nome del fatturato.
Abbiamo incontrato Gianni e gli abbiamo chiesto come nasce una scarpa sostenibile e in che modo si può contribuire al benessere dell’ambiente senza rinunciare alla moda.
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Cos’è Womsh?
Womsh è il sogno di una vita. Un progetto che nasce nel 2011 quando ancora lavoravo come agente di commercio nel settore della moda e desideravo fare il salto verso l’imprenditoria.
Conoscevo bene il settore, la mia famiglia aveva dei negozi di calzature e per anni ho venduto scarpe.
Da un lato, mi ha sempre affascinato il mondo del fashion e dello stile. Dall’altro, sapevo bene quanto non fosse etico dal punto di vista ambientale e umano.
Womsh nasce dalla volontà di mettere in atto il cambiamento. Volevo fare qualcosa di bello, che fosse coerente con la mia visione del mondo e con le necessità della nostra società.
La gente ha bisogno della moda, la fa stare bene ed è importante per l’interazione umana. Al tempo stesso, l’umanità ha bisogno di sostenibilità per vivere bene e in armonia con l’ambiente.
Il focus è quindi sulla sostenibilità ma senza dimenticare l’aspetto estetico del fashion.
Cosa significa produrre scarpe in maniera sostenibile?
Il fashion system è uno dei settori più inquinanti e meno etici al mondo. Dopo l’industria energetica e quella della mobilità, il campo della moda è uno dei maggiori responsabili di inquinamento, spreco e sfruttamento della manodopera.
Fare moda sostenibile allora significa intervenire laddove c’è la possibilità di migliorare i processi affinché siano tutti soddisfatti ed equamente ricompensati, sia natura che esseri umani.
Non possiamo parlare di sostenibilità, infatti, se ci concentriamo solo sull’impatto ambientale e tralasciamo quello umano.
Per noi essere sostenibili significa rispetto della natura, dell’economia e delle persone che contribuiscono alla sua crescita.
Le scarpe Womsh sono alla moda e funzionali, come richiede l’attuale mercato, ma prodotte in condizioni di lavoro adeguate, con materiali alternativi e secondo principi che puntano ad abbassare l’impatto ambientale.
Non siamo ancora in grado di produrre una sneakers che sia 100% sostenibile ma cerchiamo di intervenire in tutti i processi che è possibile modificare per rendere il prodotto più etico possibile.
Questo è un percorso che ha inizio dalla progettazione, passando per la produzione e fino ad arrivare alla distribuzione.
Il punto di partenza del progetto è il Made in Italy, importante sia per il marketing che per la comunicazione dei valori di Womsh.
In azienda abbiamo adottato la filiera corta e controllata perché ci teniamo a conoscere i materiali utilizzati per la produzione delle nostre sneakers, le condizioni di lavoro di chi le produce e il rispetto per l’ambiente.
Produrre in Italia è vantaggioso sia per la filiera che per il pianeta.
Se il prodotto è realizzato in Asia e deve attraversare il mondo per arrivare nei nostri mercati, non può essere considerato sostenibile.
Inoltre, se è stato prodotto in condizioni di sfruttamento minorile, discriminazione di qualsiasi genere e in ambienti di lavoro non dignitosi, non ha senso parlare di sostenibilità.
Produrre in Italia, quindi, ci ha permesso di ridurre intanto l’impatto ambientale generato dai trasporti. Ma soprattutto, possiamo garantire che le nostre scarpe sono prodotte in aziende certificate, che rispettano le normative e operano in condizioni di lavoro sicure.
Come nasce una scarpa Vegana? Quali sono gli altri materiali utilizzati per le sneakers Womsh?
L’idea della scarpa vegana è nata grazie ad una delle mie tre figlie, Francesca, che un giorno mi ha detto: <<Papà, non posso più indossare le tue scarpe perchè sono fatte di pelle animale>>. Ciò non ha fatto che rafforzare le mie convinzioni, quindi mi sono messo alla ricerca di un’alternativa.
Ho scoperto Frumat Leather, un’azienda di Bolzano che punta a valorizzare gli scarti delle mele per ricavarne un tessuto. Appleskin è una similpelle ottenuta con torsoli e bucce di mele, in una perfetta ottica di economia circolare.
Il primo prototipo fu un fallimento. Le scarpe si rompevano e dovetti ritirare dal mercato tutta la produzione, era necessario rifare i test e migliorare il prodotto. Adesso, le nostre scarpe vegane sono quelle che hanno più successo.
Ma in Womsh non produciamo solo scarpe vegan. Utilizziamo anche altri materiali, ma sempre secondo i principi di sostenibilità.
Utilizziamo ancora la pelle, ad esempio, ma ci assicuriamo che non provenga da animali allevati a tale scopo ma solo da quelli destinati al macero, sperando che in futuro neanche questa sia più disponibile.
La scelta dei materiali è anch’essa guidata dalla volontà di ridurre le emissioni di co2 e preservare il benessere dell’ambiente.
Per questo motivo abbiamo sviluppato Futura, la scarpa realizzata utilizzando PET riciclato in tutte le parti in tessuto. Quella che adesso è una sneaker, ieri era una bottiglia di plastica.
Infine, stiamo lavorando per ottenere dei pellami non tossici, privi di metalli dovuti alla colorazione grazie ad un esclusivo brevetto che permette il fissaggio dei pigmenti in maniera più naturale. Anche i sistemi di incollaggio saranno più sostenibili, meno impattanti e chimici.
In quale altro modo contribuite a ridurre l’impatto ambientale in Womsh?
Oltre alla ricerca di materiali sostenibili, naturali o che abbiano minor impatto ambientale, abbiamo adottato altre soluzioni pratiche per contribuire alla riduzione delle emissioni.
Prima di tutto, le attività nei nostri stabilimenti sono alimentate per il 90% da energia proveniente da fonti rinnovabili.
Poi, abbiamo scelto di utilizzare imballaggi ecologici in carta crush di Favini, prodotti con scarti dell’industria alimentare e che permettono di sostituire fino al 15% di cellulosa.
Abbiamo inoltre aderito al programma Impatto Zero di LifeGate per compensare la Co2 emessa per la produzione e trasporto dei nostri prodotti.
Quando non siamo in grado di ridurre le emissioni nelle attività produttive, allora ci impegniamo nella riforestazione e nella tutela delle foreste in Italia e in Madagascar. Così ogni kg di anidride carbonica prodotta può essere assorbita dagli alberi che piantiamo per aiutare il pianeta a respirare.
Ad oggi abbiamo piantato oltre 25.000 alberi, preservato oltre 50.000 mq di foreste e assorbito 120.000 kg di Co2.
Infine, con il progetto “Il Giardino di Betty”, offriamo una nuova vita alle nostre scarpe usate e riduciamo i rifiuti.
I clienti possono restituire le scarpe vecchie in negozio invece di buttarle nella spazzatura. Loro ricevono un buono sconto per il prossimo acquisto, noi trasformiamo le calzature in pavimenti anticaduta per parchi giochi per bambini. Ci sono già 12 installazioni in Italia che utilizzano questo materiale.
Perchè lo fate?
Sono convinto che la sostenibilità sia l’unica strada percorribile ormai. In Womsh è assodato, è un punto fermo, l’obiettivo che ci fa alzare la mattina. Non è più soltanto uno strumento di comunicazione.
Con i contatti che avevo nel settore avrei potuto prendere una strada facile per vendere di più, magari sfruttando un testimonial famoso. Ma quando ho deciso di fare qualcosa di mio, di vendere un prodotto che fosse mio e non quello degli altri, volevo che mi rappresentasse totalmente.
Volevo fare qualcosa che fosse coerente con la mia visione del mondo, che avesse quindi il focus sulla sostenibilità senza tralasciare l’aspetto estetico del fashion che in questa società è molto importante.
Perché lo faccio? Perchè tutti siamo parte del cambiamento. Ho messo in pratica una mia esigenza personale ma ho anche dato voce ad una necessità globale.
Non possiamo più continuare a produrre come se nulla fosse, causando danni ambientali e peggiorando la condizione attuale. Non possiamo neppure smettere di produrre, sarebbe impossibile per la nostra società. Allora l’alternativa è trovare un compromesso, un equilibrio.
Produrre, consumare, ma con un approccio etico e sostenibile.
Non sono rivoluzionario, sono un visionario pragmatico. Mi piace guardare al futuro ma rimanendo sempre con i piedi per terra.
Tutti noi veniamo al mondo per lasciare un segno positivo ed è nostra responsabilità lasciare il pianeta in condizioni migliori di come l’abbiamo trovato.
Lo dobbiamo ai nostri figli, ai nostri nipoti e alle persone che verranno dopo di noi perché abbiano la nostra stessa fortuna di abitare un mondo meraviglioso.
Non abbiamo alcun diritto di sciupare tutto in nome del denaro. Dobbiamo quindi impegnarci tutti in una crescita economica pulita, sana, etica e di rispetto per tutti coloro che ne sono coinvolti.
Choose the change. Join the fashion revolution.