1490 persone salvate in lock down: il merito è dell’aria pulita.
Durante il lock down causato dal Covid-19, ce ne siamo accorti tutti: l’aria intorno a noi si è fatta più pulita, più respirabile, gli animali selvatici sono tornati a fare capolino nelle città, insomma per un breve periodo ci è sembrato che l’inquinamento avesse fatto le valigie e fosse sparito dalla circolazione.
Non si tratta solo di una sensazione: gli ultimi studi e rilevamenti hanno confermato quello che noi tutti – soprattutto chi vive in grandi agglomerati urbani – abbiamo sospettato in questi mesi. Ecco elencati alcuni dei risultati positivi da lock down.
Migliorata la qualità dell’aria
Come si legge nel terzo Rapporto “MobilitAria 2020“, lo studio annuale di Kyoto Club e Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IIA), che analizza i dati della mobilità e della qualità dell’aria nelle 14 città metropolitane nel 2019 e nei primi 4 mesi del 2020, in piena emergenza Covid-19, la situazione è nettamente migliorata.
Fra marzo e aprile, i trasporti ridotti all’essenziale (e il riscaldamento ormai spento) hanno ridotto gli agenti inquinanti, gas e polveri sottili. A crollare è stato in particolare il biossido di azoto (No2) soprattutto a Roma, mentre a Milano il calo è stato inferiore al 50%.
Certo, l’analisi ha mostrato “la persistenza per alcune città italiane di valori di concentrazioni elevati che non sono sufficienti a garantire il rispetto dei limiti normativi in vigore”, come afferma il Direttore del CNR-IIA, Francesco Petracchini.
Inoltre, in merito ai mesi di lock down, Petracchini rileva: “I due mesi di blocco hanno permesso di comprendere l’importante impatto del traffico veicolare, in particolare quello privato, oltre che sulle emissioni di alcuni inquinanti anche sulle concentrazioni rilevate dalle centraline; tale evidenza risulta molto marcata, in accordo con quanto emerso dalle analisi delle stesse Agenzie per gli inquinanti legati direttamente al traffico, quale il biossido di azoto e in modo minore ma comunque allo stesso modo evidente anche per il particolato atmosferico”.
Acque più trasparenti
Il mare è più pulito, stando al monitoraggio straordinario effettuato dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA) e dal Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto. A partire dal mese di aprile 2020, su richiesta del Ministero dell’Ambiente, è stata avviata una campagna di analisi in mare – oltre a quelle ordinarie – per fotografare gli effetti del lock down sulle acque italiane.
Elemento comune a diverse regioni è la particolare trasparenza del mare, con valori superiori alle medie stagionali.
A influire su questo fenomeno non è solo l’assenza delle attività umane: la scarsità delle piogge e particolari fattori meteo-climatici hanno portato in mare una quantità minore di solidi sospesi.
Nelle acque della Campania, inoltre, è diminuito significativamente anche l’inquinamento acustico, a causa dell’assenza di imbarcazioni: ciò ha influito sul comportamento di molti animali marini.
Le api se la sono passata meglio
La nostra assenza di appena due mesi non può aver stravolto i ritmi della natura, ma qualcosa è cambiato, a livello più piccolo, per alcune creature.
Le api, per esempio. Sappiamo che sono indispensabili alla vita sulla Terra, eppure le sterminiamo con i pesticidi e non facciamo abbastanza per la loro sopravvivenza. Come se la sono passata le api, in pieno lock down?
Le nuove condizioni delle città chiuse per il Covid-19 si sono rivelate particolarmente favorevoli per le api.
Il blocco della maggior parte delle attività ha infatti creato un ambiente più a misura d’ape: per esempio, è stata interrotta la pulizia ai bordi delle strade, consentendo alle piante di crescere e fiorire.
Inoltre, la riduzione del traffico veicolare ha avuto un duplice impatto positivo: un calo delle collisioni mortali e una significativa diminuzione dell’inquinamento atmosferico. Lo smog non danneggia direttamente le api, ma influenza l’intensità del profumo dei fiori.
Tantissime persone salvate in Europa
Il lock down seguito alla tragica pandemia ha determinato una significativa riduzione delle concentrazioni di inquinanti atmosferici che ha, nei fatti, salvato ben 11.000 vite in Europa, 1.490 solo in Italia. A dirlo è un recente studio del Centro di ricerca per l’energia e l’aria pulita (CREA).
La quarantena ha determinato in Italia un decremento mediamente del 40-45% del biossido di azoto (NO2), un inquinante che proviene principalmente dai veicoli diesel. In Lombardia, per esempio, il lock down ha determinato una diminuzione di almeno il 45% dell’NO2, come dimostrato dai ricercatori del centro aerospaziale tedesco (DLR).
E l’Italia, con le sue 14.600 morti premature all’anno, è il primo paese europeo per decessi causati dall’NO2.
“Questa crisi rappresenta una cartolina dal futuro che indica chiaramente le azioni da mettere in campo – ha dichiarato conclude Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’aria. – Gli amministratori hanno oggi la possibilità di cambiare davvero, dando strada alla mobilità sostenibile nelle nostre città e nelle aree metropolitane, riducendo così l’inquinamento atmosferico e il danno alla salute dei cittadini. Spazio alle persone, alle bici, al trasporto pubblico efficiente, ai mezzi commerciali a emissioni zero”.
Cosa fare per non tornare al punto di partenza
Dato che la quarantena forzata ha mostrato questi inaspettati aspetti positivi, cosa si può fare per perpetuarne l’effetto (senza ovviamente costringere tutti a restare chiusi in casa)? Ecco alcune proposte.
Nelle conclusioni del rapporto “MobilitAria 2020” si propone, per esempio, di potenziare lo smart working e i servizi di prossimità per decongestionare le città; pianificare gli orari di ingresso nel lavoro, nelle scuole, nei servizi pubblici e privati, nei servizi commerciali per ridurre le ore di punta e utilizzare al meglio gli spazi e i servizi disponibili; allargare i servizi di sharing mobility, promuovere la mobilità ciclistica attraverso l’ampliamento delle piste ciclabili e dei servizi ai ciclisti; sostenere il trasporto pubblico; potenziare la figura del mobility manager; riorganizzare la logistica in maniera sostenibile; puntare sull’elettrificazione dei veicoli e mantenere ztl e low emission zone.