Agricoltura naturale: cos’è davvero e come funziona spiegato semplice
L’agricoltura naturale è la forma migliore di coltivazione cui l’uomo possa aspirare.
Affermarlo vi sembra un’esagerazione? Allora sappiate che i fatti a supporto di questa affermazione sono tanti.
Ma quello essenziale, da tenere a mente, è semplicemente uno.
L’agricoltura naturale ci permette di avere un dialogo vivo con l’ambiente.
Una relazione sana!
Dalla quale non si può prescindere se abbiamo intenzione di alimentarci con cibo nutriente.
Che sarebbe, poi, l’unico carburante in grado di donarci le energie di cui abbiamo bisogno.
Non esiste un solo metodo per mettere in pratica l’agricoltura naturale.
Quindi, per comprenderla nel modo più semplice possibile, ci riferiremo alle parole di chi ne ha fatto esperienza per generazioni.
Hiroki Fukuoka, nipote di Masanobu Fukuoka. Agricoltore e filosofo giapponese che ha scritto il libro “The One-Straw Revolution”.
Tradotto in 30 lingue.
La fattoria di famiglia comprende 10 ettari: Fukuoka Masanobu Natural Farm. E si trova nella regione di Shikoku nel sud-ovest del Giappone.
Il nipote orgoglioso racconta in un’intervista a Rawwine qualcosa di veramente interessante.
A Fukuoka (senior) non piaceva che la gente cercasse di trovare una ragione per adottare l’agricoltura naturale. Preferiva che la gente cercasse di -sentirla-.
“Non si può spiegare tutto. La natura è la natura. Bisogna accettarla. Tutto accade a causa della natura.”
E mai come in questo momento abbiamo bisogno di prendere come esempio il suo funzionamento.
Non a caso, infatti, ci troviamo ad implementare le politiche di green e blu economy. A transitare da un’economia lineare a quella circolare…
Cosa si intende per agricoltura naturale?
L’essenza della cosiddetta agricoltura naturale non è semplicemente quella di “ottenere cibo”.
E neanche si tratta di una “produzione ecologica”.
Nel senso che già quando parliamo del -fattore produttività- ci allontaniamo dal concetto di agricoltura naturale.
Per avere un’immagine chiara e semplice dell’agricoltura naturale, dovremmo ricordarci del modo in cui anche i nostri nonni si occupavano delle loro terre.
Si tratta di una metodologia di coltivazione che può essere praticata solo nel momento in cui ci si interroga sulla “ragione naturale” degli ecosistemi.
Per esempio, cercando di capire come si può far emergere la vitalità originale della pianta.
Secondo Fukuoka l’agricoltura naturale ci mostra il modo di vivere più adatto ad ognuno.
Un punto di vista su “ciò che la natura è” e “ciò che dovrebbe essere”.
Guardando alla storia, per esempio, i vari filosofi, le religioni, anche i politici…hanno sempre cercato un modo di vivere dalla prospettiva personale.
Allo stesso modo, immedesimandoci nella prospettiva della natura, l’agricoltura naturale può portare alla verità degli ecosistemi.
In questa maniera, i problemi ambientali e la sicurezza alimentare potrebbero essere naturalmente risolti. E avremmo l’opportunità di adottare un nuovo modo di vivere.
Accade che molte persone, tentando la strada dell’agricoltura naturale, capiscano quanto è difficile guadagnarsi il sostentamento. Soprattutto all’inizio.
E soprattutto in una società capitalistica che enfatizza “l’aspetto, il gusto e l’uniformità” dei prodotti.
Così, lo spazio per i prodotti dell’agricoltura naturale è estremamente ristretto!
Fukuoka: agricoltura naturale o “del non fare”
I principi dell’agricoltura naturale, in poche parole, si riferiscono alla “filosofia del nulla”.
E non si può capire l’agricoltura naturale senza capire questo concetto.
Secondo Fukuoka (junior) il nonno si era reso conto della verità del “nulla” quando ha sofferto di una grave malattia nella sua adolescenza.
Perciò scelse l’agricoltura come metodo per esprimere questa esperienza.
Per lui, era quasi una ricerca spirituale.
Così, anche quando trovava un buon modo per coltivare il riso, l’anno successivo avrebbe inseguito nuove possibilità. E magari, un metodo di coltivazione ancor più adeguato.
Un atteggiamento difficile da comprendere, anche per la gente del luogo.
Quindi, a causa di tale comportamento (che proprio non teneva conto del suo sostentamento) Masanobu era visto come un “indagatore” piuttosto che un agricoltore.
Il suo scopo era la ricerca dello stato naturale.
E ripeteva spesso che la natura, è semplicemente natura:
“Un’unità perfettamente bilanciata e autogenerante nella sua interezza e noi siamo parte di essa.”
Quindi non c’è bisogno di nulla poiché è già lì, esiste.
Intorno al 1960, come risultato dell’approccio, la famiglia Fukuoka si trovò in gravi difficoltà finanziarie…
Il dilemma risiedava (e risiede) nel fatto che proprio nel momento in cui come esseri umani scegliamo di coltivare, interferiamo. E questo non è veramente naturale.
Come si fa, quindi, ad essere il più vicino possibile allo stato naturale?
L’ambizione deve sempre essere quella di intervenire il meno possibile e cercare di avvicinarsi all’ecosistema del territorio.
Seguaci di Fukuoka
L’agricoltura naturale è rinomata in tutto il mondo. E molto apprezzata anche in Italia.
Un paio d’anni fa, per esempio, presso l’UNISG (Università di scienze gastronomiche di Pollenzo) si è tenuta una conferenza in onore del grande Fukuoka.
Considerato il pioniere dell’agricoltura biologica.
A presiedere la conferenza, Akinori Kimura. Altro agricoltore giapponese famoso a livello internazionale per il suo metodo naturale.
Coltivazioni rinomate anche perché prive dell’uso di fertilizzanti e pesticidi.
Il signor Akinori Kimura è un seguace di Fukuoka e della teoria per cui:
“gli agricoltori non producono il cibo della vita, solo la natura possiede la capacità di creare qualcosa dal nulla e gli agricoltori possono solo lavorare come suoi assistenti.”
Mr Kimura ha introdotto la teoria di Fukuoka spiegando che lui fu uno dei primi a legare l’agricoltura al concetto buddista di Mu.
Che può essere tradotto come “senza” o “nessuno”.
E così siamo arrivati a capire (e fare in modo) che i campi possono essere gestiti nel modo più naturale possibile. Senza quasi nessuna interferenza da parte del coltivatore.
Ispirato dal lavoro di Fukuoka, Kimura ha coltivato le sue mele senza ricorrere a input chimici.
E ha passato tutta la vita a perseguire questo obiettivo.
Ora, poi, quelle mele sono considerate, “miracolose”. (Amate e raccomandate anche da Yoko Ono.)
Nel corso della sua conferenza a Pollenzo, quindi, ha raccontato della sua esperienza personale.
Eccezionale in un paese come il Giappone, in cui l’agricoltura è orientata alla produzione su larga scala. A frutta e verdura dall’aspetto perfetto!
“Voglio cambiare il modo di pensare convenzionale degli agricoltori. Così come quello dei distributori e dei consumatori.”
Etichettato come atipico per trent’anni, ha scelto comunque il suo modo di coltivare. Che non è mai stato innaturale.
La cultura alimentare giapponese, secondo lui, è sull’orlo del collasso.
Agricoltura naturale: una scelta di vita
Anche per Masato (figlio maggiore di Masanobu e padre di Hiroki) l’agricoltura naturale è diventata una scelta di vita. Ma solo dopo aver compreso davvero cosa significava questa opportunità.
Inizialmente aveva tentato di imitare gli agricoltori del luogo. Poi si rese conto che non era quella la strada più giusta da percorrere.
Prima di tutto, scelse di ridurre drasticamente l’uso di pesticidi. Anche se organici.
L’effetto fu immediatamente evidente.
Negli anni successivi è arrivato a quota zero.
Ora alla Fukuoka Farm coltivano 6ha di agrumi, 2ha di riso e grano, 1ha di altri alberi da frutta e il resto sono verdure.
Nell’appezzamento dove Masanobu ha praticato l’agricoltura naturale per una vita, fanno una manutenzione minima. Solo pochi giorni all’anno.
In quel luogo speciale, dopo la guerra, tutto è cambiato radicalmente.
Da un terreno incolto a un campo di verdure. Poi un campo dove si mischiavano alberi da frutta e verdure.
Ora, si è trasformato in uno splendido bosco con un misto di alberi da frutto ed altre varietà.
Ma l’obiettivo principale resta quello di continuare ad interrogarsi sulla coltivazione nell’ecosistema presente:
“Come cambierebbe nell’ambiente naturale? Come possiamo avvicinarci alla natura oltre la portata dell’intelligenza umana?”
Questa è la prospettiva fondante dell’agricoltura naturale.
Un esempio.
L’atto di creare un frutteto (dove è necessario l’intervento della conoscenza umana) è già innaturale di per sé.
Quindi, inizialmente, si estirpa semplicemente quanto basta per evitare che i piccoli alberi si indeboliscano. Allo stesso tempo, si seminano semi di verdura negli spazi vuoti.
Per aumentare il più possibile la diversità.
Più tardi, altri alberi da frutta e molte altre varietà saranno piantati insieme per stabilizzare il campo.
Quando si stabilizza, tornerà ad essere una foresta naturale.
È quasi come prendersi cura di un animale selvatico per un po’… e poi restituirlo al bosco.
Coltivare per nutrirci e senza danneggiare l’ambiente
L’agricoltura naturale ci fa ripensare a qualcosa di molto importante.
(Soprattutto oggi. Epoca della transizione ecologica!)
La tutela della biodiversità è fondamentale per la resilienza dell’ambiente.
E quando parliamo di biodiversità, in breve, ci riferiamo alla ricchezza della vita sulla terra.
Quella presente solo “allo stato naturale delle cose”.
Biodiversità: è comprensibile pensando ai milioni di piante, animali e microrganismi. Ai geni che contengono, ai complessi ecosistemi che costituiscono.
Un patrimonio genetico fondamentale per l’agricoltura e per la nostra sicurezza alimentare.
Un patrimonio che però, oggi, è sempre più minacciato.
Ed è alla tutela della biodiversità che Fukuoka ha dedicato questo particolare tipo di coltivazione del “non fare”.
Secondo il nipote, l’agricoltura biologica in Giappone aumenterà.
Ma sarà tutto difficile per un bel po’ di tempo.
C’è poco sostegno per gli agricoltori che si dedicano seriamente all’agricoltura naturale…(quella davvero biologica!).
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