Ceramica dove si butta? Scopri la soluzione rapida ed ecologica

ASM SET 2/ott/2021
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Ceramica: dove si butta!? Più che una domanda sembra eresia.

L’Italia è leader nel commercio internazionale della ceramica. Ne sud del territorio nazionale sono famose le ceramiche del comune di Vietri Sul Mare. In provincia di Salerno.

A Nord, invece, hanno fatto la storia le ceramiche di Lodi. Grazie alle fabbriche di Coppellotti, Rossetti e Ferreti.

Gli italiani appassionati e gli estimatori in giro per il mondo, non hanno mai immaginato di poter domandare a qualcuno o a sé stessi: dove si butta la ceramica.

È verissimo. Anche questo materiale è destinato a raggiungere la fine del ciclo della sua vita.

E non sempre quando parliamo di ceramica ci riferiamo ad un prodotto troppo pregiato.

Magari non sappiamo come trattare gli scarti non riutilizzabili di una lavorazione…oppure qualche oggetto si è rotto e non c’è modo di rimettere insieme i pezzi. Allora, proviamo a chiedere a ClaylArt!?

La ceramica è, in ogni caso, un materiale abbastanza delicato. Allo stesso tempo, si mostra resistente negli usi per cui è pensata.

Si contraddistingue per la sua notevole duttilità allo stato naturale.

Ma quando viene cotto e lavorato, il materiale diviene estremamente rigido. Non è un caso che sia stato scelto per la realizzazione di piatti, stoviglie, componenti edili e quant’altro.

Dal punto di vista chimico, la ceramica è composta da vari materiali differenti tra loro.

Al suo interno è possibile individuare tracce di quarzo, argilla e sabbia silicea.

E questo breve elenco dimostra quanto gli oggetti in ceramica risultino particolarmente complessi dal punto di vista strutturale.

Dunque, date le sue peculiari caratteristiche compositive, potremmo già eliminare il sorgere di dubbi in merito allo smaltimento degli oggetti in ceramica.

Come comportarsi in caso di rottura di un piatto, un elemento decorativo o un qualsiasi altro oggetto composto da ceramica?

Scopriamolo subito.

Dove si butta la ceramica? Nel secco indifferenziato.

Purtroppo, la ceramica non rientra nella lista della raccolta differenziata. Rientra in quella categoria di rifiuti solidi urbani che, a causa della loro composizione, non possono essere trattati diversamente. Quindi la ceramica si butta insieme a tutti questi materiali che poi verranno smaltiti in discarica.

O in un termovalorizzatore.

Essendo un materiale molto duttile, viene impiegato in numerosi settori, dall’edilizia alla produzione di oggetti d’arredo, passando per gli accessori da cucina.

Che a rompersi sia un piatto della cucina, una suppellettile del salotto o un oggetto qualsiasi realizzato in ceramica, dovremo buttarlo nel bidone del secco indifferenziato.

Poiché, in genere, quando si rompe la ceramica è tagliente, il consiglio è di avvolgere i cocci rotti nella carta di un giornale.

Per evitare tagli andando a riporre il sacchetto nel bidone.

Naturalmente il discorso è valido per gli oggetti di piccole dimensioni.

Ci riferiamo quindi a: piatti, teiere, tazze da tè…ma cosa succede quando si deve buttare qualcosa di molto più ingombrante?

Per esempio, un sanitario o delle piastrelle…!?

In questo caso, dovremo rivolgerci all’isola ecologica del comune di residenza o contattare il servizio dedicato alla raccolta e smaltimento dei rifiuti ingombranti.

Un errore che sembra essere comune nello smaltimento della ceramica? Proprio quello che riguarda prodotti ingombranti.

Dove si butta la ceramica…o come riciclarla?

La ceramica, o meglio gli oggetti in ceramica molto grandi da smaltire, vanno necessariamente conferiti, come qualsiasi materiale ingombrante, presso le isole ecologiche. Oppure, contattando gli specifici referenti, è possibile prendere appuntamento per il ritiro a domicilio.

Quali sono i rifiuti ingombranti in ceramica? Wc, bidet o altri pezzi del bagno, che non possono essere assolutamente abbandonati nei pressi dei cassonetti.

Il consiglio principale resta sempre lo stesso: contattare il proprio comune per ricevere le corrette spiegazioni.

Dove si butta la ceramica: sbagliare è umano

A volte i dubbi rispetto a dove si butta la ceramica si trasformano in errori. Ma in molti casi si tratta, più che di un errore, di momenti di superficialità. O di fretta!

Una delle ragioni alla base della nostra indecisione rispetto al conferimento della ceramica è da individuare nel linguaggio regionale.

In molte regioni d’Italia, in particolare nel centro sud, si tende a definire i piatti in ceramica o porcellana “piatti di vetro”.

Questa ambiguità può generare errori di valutazione, portandoci a credere che la ceramica vada buttata nel vetro.

Ma non è affatto così. Come abbiamo detto, la ceramica si butta nel secco indifferenziato.

Vecchi piatti sbeccati o crepati. Un vaso caduto che a malincuore si rompe in mille pezzi, il souvenir da appendere al muro che un giorno si è spaccato in due…

I cocci della ceramica non sono rifiuti che produciamo quotidianamente. Ma quando accade di doversene occupare dovremmo avere le idee molto chiare.

Bidone del vetro? No.

Buttiamo tutto in blocco nell’indifferenziato? No.

Non possiamo (assolutamente) gettare la ceramica assieme a materiali riciclabili!

A differenza della ceramica, il vetro per essere fuso ha bisogno di una temperatura molto più bassa.

Quindi, se venissero esposti alla stessa temperatura di fusione: il vetro si scioglierebbe mentre la ceramica resterebbe allo stato solido.

La ceramica, a differenza del vetro, è annoverata tra i materiali non riciclabili, quindi non differenziabili.

E con lei, anche tutti quei materiali “gemelli”, caratterizzati da una composizione simile.

Per esempio:

  • Porcellana. Anch’essa usata per piatti, stoviglie e sanitari
  • Gres. Usato per mattonelle e piastrelle
  • Argilla
  • Terracotta. Utilizzata nelle costruzioni edilizie
  • Maiolica
  • Cotto

Insieme alla ceramica questi materiali vengono smaltiti nel termovalorizzatore o in discarica.

A meno che…non proviamo a recuperarli con metodi di riciclo creativo.

Dove si buttano i piatti rotti? Oppure: come riciclare la ceramica!

Chi non ha nessuna intenzione di informarsi su dove si butta la ceramica, ha sicuramente preso altri provvedimenti.

A cosa ci riferiamo?

Per coloro che non ne sono al corrente, esiste una tecnica giapponese chiamata kintsugi.

È una pratica affascinante. Consiste nel riparare oggetti rotti con materiali preziosi, come oro o argento. Nell’ambito domestico possiamo usare anche una semplice colla del colore preferito!

La tecnica di cui parliamo è antica, non serve solo a riparare l’oggetto rotto. Ne aumenta anche il valore.

Il kintsugi permette di ottenere oggetti preziosi. Sia perché per ripararli spesso si usa un metallo prezioso, sia perché artisticamente l’oggetto si “trasforma”.

Ogni ceramica riparata può presentare il suo particolare intreccio di linee dorate. Unico ed irripetibile per via della casualità con cui la ceramica si è frantumata.

La tecnica nasce dall’idea che ogni imperfezione (o rottura) può, non solo essere rimarginata ma anche condurre a un miglioramento.

Non è una tecnica complessa!

Quindi, prima di interrogarci su dove si butta la ceramica, o qualsiasi altro oggetto che riteniamo inutile, potremmo sempre provare a chiederci se con quel materiale/prodotto sia opportuno attraversare un altro pezzetto della nostra vita.

La questione del riciclo assume in questo periodo di transizione ecologica una grande rilevanza.

Se poi consideriamo il diffondersi del concetto di economia circolare, siamo ben consapevoli del fatto che la raccolta differenziata rappresenta una prassi molto efficace per facilitare il riciclo dei rifiuti.

Perciò, lo smaltimento corretto di cocci o elementi in ceramica, indipendentemente da forma, consistenza e dimensioni, dovrebbe sempre prevedere modalità adeguate.

La necessità di salvaguardare l’ambiente e valorizzare l’habitat in cui viviamo non dipende semplicemente da dove si butta la ceramica.

Ma la consapevolezza e la cura possono giovare a tutti.

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