Desertificazione in Italia, un rischio concreto?
Tra i tanti argomenti che riguardano il cambiamento climatico, si parla anche di desertificazione in Italia e delle sue conseguenze sul territorio, causate perlopiù dai comportamenti attuati.
L’uomo sta infatti portando alla trasformazione delle zone aride (aree con precipitazioni scarse o variabili) in deserto con una velocità senza precedenti. E queto avviene non solo in Italia, ma anche in tutto il mondo, con gravi conseguenze.
Con l’aumento delle temperature globali e l’espansione della popolazione, una parte sempre maggiore del pianeta è vulnerabile alla desertificazione. Questa porta con sé il degrado permanente dei terreni un tempo coltivabili.
Questo degrado tende a essere determinato da una serie di fattori, tra cui l’urbanizzazione, l’agricoltura e l’allevamento. Nel corso di queste attività, gli alberi e la vegetazione vengono eliminati, gli zoccoli degli animali calpestano la terra e le colture esauriscono le sostanze nutritive del suolo. Ovviamente, anche il cambiamento climatico gioca un ruolo importante, rientrando tra le cause della siccità.
Tutto ciò contribuisce all’erosione del suolo e all’incapacità della terra di trattenere l’acqua o di far ricrescere le piante.
Sebbene sia già da tempo che si parla di desertificazione, ora pare che la sensibilità sul tema sia aumentata e con essa anche la ricerca di soluzioni da adottare per mitigare il problema.
Vediamo quindi se la desertificazione in Italia è un rischio concreto e come possiamo correre ai ripari.
Desertificazione in Italia: uno sguardo di insieme
Più di 1/5 del territorio italiano è a rischio di desertificazione, coinvolgendo oltre il 40% del meridione.
Le aree critiche, pari al 9,1% della superficie nazionale, sono infatti localizzate principalmente in Sardegna, Sicilia, Puglia, Basilicata e Calabria. Qua le condizioni ambientali sono più sfavorevoli e le attività agricole e di pastorizia incidono fortemente sui contesti territoriali.
Questo non significa che la desertificazione in Italia sia una questione che riguarda solo il sud.
Alcune condizioni preoccupanti esistono anche in regioni più settentrionali come la Campania, il Lazio, la Toscana e l’Emilia Romagna.
Nelle attuali condizioni climatiche e di uso del suolo, quasi il 4% del territorio italiano è molto vulnerabile, mentre più del 32% è considerato “leggermente vulnerabile”. Resta così circa il 64% che viene definito “poco vulnerabile” alla desertificazione: poco pi della metà dell’intero stivale.
Come è comprensibile, le aree lievemente e poco vulnerabili sono suscettibili di diventare più vulnerabili. Soprattutto in alcune delle condizioni di cambiamento climatico molte delle quali fanno parte degli scenari futuri prospettati dagli esperti.
Si prevede, infatti, che il cambiamento climatico peggiorerà la tendenza alla desertificazione già osservata.
Il cambiamento climatico e la desertificazione in Italia
L’evoluzione della desertificazione si evince con oggettività.
In Sicilia, ad esempio, l’estensione del territorio semi-arido è aumentata gradualmente nel periodo dal 1931 al 2000 fino a raggiungere il 20% del territorio regionale. Parallelamente, i territori classificati come umidi sono diminuiti del 30%. L
a variazione dell’aridità può essere attribuita essenzialmente all’effetto della temperatura, significativamente aumentata su tutto il territorio regionale. Le variazioni delle precipitazioni sono meno indicative.
Il cambiamento climatico potrebbe causare un generale degrado della qualità del suolo, con un grado di gravità che dipende dal contesto territoriale locale.
In particolare, nell’Italia settentrionale il degrado del suolo sarà causato principalmente dall’erosione chiamata “da ruscellamento” dovuta all’aumento delle precipitazioni intense e delle inondazioni. Al contrario, nell’Italia meridionale il degrado sarà dovuto principalmente all’erosione dovuta all’aridità. Ma anche alla salinizzazione e alla perdita di nutrienti come conseguenza della diminuzione delle precipitazioni e dell’aumento della siccità.
A questo proposito si prevede un effetto particolarmente negativo nell’Italia meridionale, dove sia la vegetazione sia il territorio soffrono già di un regime di approvvigionamento idrico risicato.
La qualità del suolo tende a degradarsi soprattutto nell’Italia meridionale, anche se non solo per ragioni climatiche. Le aree aride, semi-aride e sub-umide che si trasformano in aree degradate coprono oggi il 47% della Sicilia, il 32% della Sardegna, il 60% della Puglia, il 54% della Basilicata e altre regioni anche se in modo meno grave.
Il degrado è causato anche da cambiamenti nell’utilizzo del suolo, o da un suo utilizzo inadeguato, oltre che da un aumento degli incendi boschivi.
Ed è aggravato da fattori quali l’erosione, la salinizzazione, la perdita di sostanza organica, l’impermeabilizzazione e, in alcuni casi, anche da fenomeni causati da alluvioni.
Nelle aree attualmente colpite, la desertificazione rischia di diventare irreversibile se l’ambiente diventa più secco: se la pressione delle attività umane aumenterà e il suolo sarà ulteriormente degradato.
La vulnerabilità alla desertificazione in Europa
Il problema della desertificazione non è solo italiano, ma riguarda tutta l’Europa e il mondo intero.
Si stima che 115 milioni di ettari, ovvero il 12% della superficie totale dell’Europa, siano soggetti all’erosione idrica. E che 42 milioni di ettari siano colpiti dall’erosione eolica.
Si stima che il 45% dei suoli europei abbia un basso contenuto di materia organica, soprattutto nell’Europa meridionale, ma anche in aree della Francia, del Regno Unito e della Germania.
Il degrado del suolo è già intenso in alcune zone del Mediterraneo e dell’Europa centro-orientale e, insieme ai prolungati periodi di siccità e agli incendi, sta già contribuendo ad aumentare il rischio di desertificazione.
Le condizioni climatiche rendono la regione mediterranea una delle aree più gravemente colpite dal degrado del territorio. Molti Stati membri dell’Unione europea si sono dichiarati Paesi colpiti dalla desertificazione durante la Convenzione delle Nazioni Unite sulla lotta alla desertificazione. Come Grecia, Malta, Portogallo, Slovenia, Spagna, Ungheria, Lettonia, Repubblica Slovacca, Bulgaria e Romania. E anche l’Italia stessa.
Strategie di adattamento Italia
L’Italia ha sviluppato nel 1999 un Piano d’azione nazionale per la lotta alla siccità e alla desertificazione, chiamato PAN.
Il PAN prevede una serie di azioni rivolte all’agricoltura, alla silvicoltura, alla pianificazione del territorio, nonché strategie di sensibilizzazione e campagne educative.
Il Programma d’azione nazionale ha affidato alle Regioni la responsabilità: attuare specifiche misure agronomiche, civili e sociali e di adottare programmi di informazione, formazione e ricerca di supporto nei seguenti settori prioritari. Si tratta di protezione del suolo, gestione sostenibile delle risorse idriche, riduzione dell’impatto ambientale delle attività produttive, ripristino del territorio.
Le strategie di adattamento contro la desertificazione riguardano anche la protezione delle acque e delle falde acquifere. La Commissione europea considera la scarsità d’acqua e la siccità una sfida fondamentale e ha quindi individuato una prima serie di opzioni politiche da adottare a livello europeo, nazionale e regionale per affrontare il problema.
Tra le misure proposte vi sono: una solida politica di tariffazione dell’acqua, un’efficiente allocazione delle risorse, una migliore gestione del rischio siccità, la promozione del risparmio idrico e una migliore informazione.