Energia rinnovabile Sardegna: cresce la sostenibilità
Allo scopo di raggiungere l’obiettivo 100% energia rinnovabile, Sardegna e regioni italiane (tutte) si impegnano nella sfida della transizione energetica.
Perché è così importante?
Accedere alle risorse energetiche in generale e alle fonti di energia rinnovabile in particolare, determina vari aspetti fondamentali per la “vitalità” di qualsiasi Paese.
Le strutture ed il sistema energetico hanno una grande influenza sullo sviluppo economico, a livello produttivo e nella sfera sociale.
Le “sorgenti” a cui attingiamo, quando abbiamo bisogno di produrre energia, vengono di solito raggruppate in due macrocategorie.
La scelta non è mai semplice e dipende da troppi fattori.
Nel momento in cui ricorriamo all’energia non rinnovabile, vuol dire che non possiamo fare a meno di utilizzare combustibili fossili (carbone, petrolio, gas naturale) o nucleari.
Se, invece, abbiamo la possibilità di approfittare dell’energia rinnovabile, significa che in qualche modo abbiamo capito come e siamo in grado di avvalerci dell’offerta “migliore”.
Offerta fornita dalla natura e dalle innovazioni tecnologiche.
Il potere del sole, la forza del vento, la geotermia nascosta, l’acqua preziosa e la biomassa…si tratta di energia circolare, energia sostenibile e pulita.
Non è possibile stabilire la migliore risorsa in assoluto, né classificare un tipo di energia come quella ideale sotto ogni punto di vista.
Ognuna ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi specifici. Inoltre, bisogna parallelamente analizzare il territorio, le infrastrutture già presenti e il tipo di investimenti possibili.
Quelli che permettono di sviluppare eventuali progetti promettenti, in base anche alla situazione finanziaria presente in quel particolare luogo.
Fonti di energia rinnovabile: Sardegna e risorse
Un totale del 100% del fabbisogno energetico della Sardegna potrebbe essere soddisfatto dalle energie rinnovabili entro il 2050. Questo è quanto affermato da uno studio pubblicato nell’agosto 2020 dal Politecnico di Milano, commissionato dal WWF.
La Sardegna vanta alcune delle migliori risorse eoliche e solari presenti nel territorio italiano.
Alla fine del 2019 presentava:
- 873 MW di capacità solare fotovoltaica
- 1.055 MW di eolico onshore
- 466 MW di energia idroelettrica
Il 42,1% del consumo elettrico è stato soddisfatto da fonti rinnovabili nel 2018.
Conseguire l’obiettivo “100% energia rinnovabile Sardegna” entro il 2050 comporterebbe che la capacità eolica e solare totale dell’isola arrivino a circa 20GW.
Quindi, lo studio del Politecnico di Milano, ci avvisa che bisognerebbe superare di circa dieci volte il livello attuale.
A quel punto i combustibili fossili scomparirebbero dal mix energetico. Così il riscaldamento, le risorse per cucinare, l’energia industriale a bassa temperatura e la maggior parte delle fonti energetiche utili ai trasporti sarebbero soddisfatti attraverso un sistema sostenibile.
Anche l’idrogeno verde proveniente da fonti rinnovabili avrebbe un ruolo. Potrebbe soddisfare le richieste di energia dei settori più complessi da elettrificare e sarebbe essenziale per lo stoccaggio stagionale.
Un ruolo attivo dovrebbe essere adottato dal settore dell’idroelettrico a pompa, ma anche per lo sviluppo della capacità di stoccaggio delle batterie.
Gianni Silvestrini (direttore del Kyoto Club) afferma che la Sardegna dovrebbe essere lungimirante e prendere esempio dalle Hawaii.
La Sardegna come le Hawaii
Queste isole, in effetti, hanno popolazione e dimensioni simili a quelle della Sardegna, ma hanno fissato l’obiettivo per il 100% di energia rinnovabile entro il 2045.
Le Hawaii stanno cercando di accelerare la crescita delle energie rinnovabili, utilizzando geotermico, solare ed eolico (compresi i parchi eolici offshore che utilizzano la tecnologia delle turbine galleggianti).
Da non sottovalutare poi, che a differenza delle Hawaii, la Sardegna ha il vantaggio di un’interconnessione alla rete elettrica con la terraferma.
Kyoto Club è un’organizzazione non profit, nata nel 1999, costituita da imprese, enti, associazioni e amministrazioni locali, impegnati nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas-serra.
Silvestrini, in quanto portavoce, afferma:
“La Sardegna sembra rappresentare un’opportunità perfetta per investire nelle rinnovabili, nello stoccaggio e nell’elettrificazione, e per sperimentare l’idrogeno verde. Potrebbe fare da apripista per quello che deve accadere nel resto d’Italia”
L’importanza della diversificazione energetica
Oggi i combustibili fossili soddisfano una buona fetta della domanda mondiale di elettricità ma la situazione non è rimasta invariata, anzi, si sta capovolgendo!
Il ricorso all’energia non rinnovabile ha sempre fatto salire i costi sia a livello economico che in termini di impatto sull’ambiente.
L’impiego dei fossili aumenta la concentrazione di gas serra nell’atmosfera. Fenomeno considerato una delle cause principali del riscaldamento globale.
Per questi motivi è sempre più essenziale la diversificazione del mix energetico e il potenziamento del ruolo delle rinnovabili. L’uso più efficiente dell’energia e la consapevolezza nei cittadini dell’importanza del criterio di risparmio.
A causa della scarsità di combustibili fossili, l’Italia è troppo dipendente dalle importazioni di petrolio e gas.
Come rilevato in altre regioni europee, abbiamo un sistema energetico abbastanza vulnerabile e per questo soffriamo di una mancanza di sicurezza nell’approvvigionamento e nelle fluttuazioni di prezzo per l’elettricità.
Il governo, quindi, supporta importanti progetti di incentivazione per incoraggiare l’uso di fonti energetiche rinnovabili.
- Leggi anche: Idrogeno come energia sostenibile per il futuro
Piattaforma Energia Rinnovabile Sardegna
Per quanto concerne il discorso energia rinnovabile, Sardegna e Sicilia, in quanto isole, hanno dovuto fare i conti con una realtà alquanto differente dalle altre regioni italiane.
Ognuna di esse, comunque, ha adottato una strategia particolare ed un piano energetico ad hoc.
La regione Sardegna si è posta come obiettivi principali:
- garantire la stabilità della rete e la sicurezza energetica attraverso il rafforzamento delle infrastrutture energetiche
- adeguare il sistema energetico alle esigenze del sistema produttivo regionale
- diversificare il mix energetico per garantire un approvvigionamento efficiente
- diminuire la dipendenza dai prodotti petroliferi
- garantire la compatibilità della produzione e della distribuzione di energia con le esigenze di tutela ambientale
- armonizzare la struttura delle reti energetiche
Inoltre, il governo regionale ha finanziato la creazione di una piattaforma con lo scopo di:
- promuovere l’innovazione e la ricerca nel campo delle FER
- riunire il know-how locale nello sviluppo e nella generazione di energia rinnovabile in un sistema integrato
La “Piattaforma Energie rinnovabili” è articolata in tre laboratori tecnologici e un’unità di supporto e progettazione. Gestita da Sardegna Ricerche in collaborazione scientifica con l’Università di Cagliari.
Un importante passo avanti per le strategie regionali in merito allo sviluppo della ricerca. Ma soprattutto uno strumento di supporto al piano energetico ambientale regionale, nell’attuazione dei più ampi programmi italiani ed europei.
Volti innanzitutto a ridurre le emissioni nocive.
La Piattaforma ha sede in una zona industriale di Cagliari (Macchiareddu) ed è dotata di impianti di produzione e di accumulo di energia da fonti rinnovabili.
Questi, utilizzati per scopi di ricerca ed in regime di autoconsumo, riescono a soddisfare un’ottima percentuale del fabbisogno energetico della struttura.
Tutto ciò è inserito, tra l’altro, nel progetto di realizzazione di microreti energetiche, finalizzato a dimostrare la fattibilità e l’efficacia delle reti intelligenti per la gestione efficiente dell’energia.
Il progetto Enerselves in Sardegna
Dal 2010, quello che può definirsi il progetto “energia rinnovabile Sardegna”, è parte di un contesto molto più ampio: Enerselves “Strumenti politici per l’autoconsumo di energia negli edifici” guidato da Agenex.
Sappiamo che la transizione dallo sfruttamento di energia centralizzata e programmabile alla generazione distribuita, basata su fonti non programmabili, è una sfida per qualsiasi sistema elettrico.
Tra molte soluzioni tecniche, il concetto che appare più importante e fattibile secondo gli esperti è legato allo sviluppo delle micro-reti energetiche.
In Sardegna, la messa in pratica di tale progetto è analizzata e realizzata all’interno del Parco Tecnologico ed è stata implementata da Sardegna Ricerche.
Attualmente, l’infrastruttura elettrica del centro è organizzata in tre diverse micro-reti, ognuna delle quali è alimentata da un generatore fotovoltaico dedicato.
Questo permette il confronto a lungo termine tra le prestazioni dei diversi tipi di generatori fotovoltaici.
I principali risultati raggiunti riguardano:
- analisi della Smart Grid e della sua potenziale replicabilità sul territorio, in altri contesti simili e non
- sperimentazione dell’integrazione di un mix di fonti energetiche rinnovabili e non rinnovabili
- analisi dei limiti di consumo delle FER nel mix energetico regionale (picchi di consumo/produzione…)
Le attività hanno evidenziato che gli impianti di energia rinnovabile sono meglio integrati con la rete principale quando sono implementati all’interno delle micro-reti.
Produzione energia rinnovabile Sardegna: appello di Legambiente
Nonostante lo sviluppo del progetto “energia rinnovabile Sardegna”, la regione ha registrato livelli di emissioni molto elevati negli ultimi anni.
Secondo Legambiente si tratta di circa 15 milioni di tonnellate all’anno. Ricordiamo però che negli accordi internazionali dovremmo azzerare tutto entro il 2050.
Poco più di un anno fa il rapporto dell’IPCC (ONU) Integovernal Panel on Climate Change, ha confermato la tendenza preoccupante inerente ai cambiamenti climatici.
La necessità di interventi mirati per la riduzione delle emissioni dei gas climalteranti richiama la nostra attenzione a livello planetario
Ogni Paese ha il dovere e il diritto di fare la propria parte.
Il programma per la decarbonizzazione, quindi, ci impone di prevedere prospettive innovative che investano le scelte energetiche del passato e i modelli di sviluppo per il futuro.
Legambiente ha rivolto un appello ufficiale alla regione Sardegna per accelerare la transizione climatica e sociale.
L’organizzazione apre la discussione sul contesto sardo parlando di un contesto che aprirà opportunità da non sprecare. Non possiamo continuare a guardare a proposte superate dalle innovazioni tecnologiche e dagli allarmi che arrivano dagli scienziati dell’IPCC sui destini del pianeta.
Potremmo puntare su progetti che indirizzino le risorse della nuova programmazione europea (2021- 2027), permettendo di mettere in campo fino a 2 miliardi di euro per le comunità interessate, allo scopo di:
- creare lavoro attraverso investimenti in riconversione delle zone industriali inquinanti
- raggiungere l’efficienza del settore edilizio e nei sistemi di accumulo idraulico ed elettrico
- puntare sulle rinnovabili per produrre l’energia di cui c’è bisogno. Accumularla e scambiarla con vantaggi economici e occupazionali diffusi
- costruire una transizione sostenibile per le aree delle centrali a carbone
La prospettiva obbligata per la Sardegna è l’applicazione ancora più rigorosa del PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia Clima) proprio per le opportunità che si possono aprire.
Perchè un gasdotto in Sardegna?
Il discorso “energia rinnovabile Sardegna” è affiancato, ultimamente, ad un’altra questione.
La regione è l’unica in Italia a non avere infrastrutture di trasporto del gas. Questa condizione potrebbe cambiare, se la proposta di costruire un gasdotto di 585 km, da Cagliari a Porto Torres, ottenesse il via libera da tutte le autorità competenti.
Un gasdotto, però, in questo momento non rappresenterebbe per l’isola l’opportunità di essere al passo con gli altri. Potrebbe diventare una perdita di tempo e soldi rispetto alla questione della transizione energetica.
Il progetto è stato proposto da Enura ed è supportato dal governo regionale. Si tratta di una joint venture tra le società italiane di trasporto del gas Snam e Società Gasdotti Italia, costerebbe circa 600 milioni di euro.
Anche se la costruzione avanzasse rapidamente, il progetto non sarebbe completo prima del 2025.
Considerando che l’Europa ha come obiettivo la decarbonizzazione entro il 2050, forse un gasdotto avrebbe potuto avere senso decenni fa.
Carmelo Spada del WWF sostiene che l’infrastruttura di trasporto del gas sarebbe “obsoleta” e “inutile”, dato l’enorme potenziale dell’isola nelle energie rinnovabili.
Nel frattempo il Politecnico di Milano crede che la Sardegna possa eliminare il carbone senza ricorrere all’adozione di altri fossili.
Uno scenario post-carbone, per la Sardegna, potrebbe essere previsto indicativamente tra il 2025-2030.
L’università è ottimista e vede il solare fotovoltaico e la capacità eolica a circa il triplo del suo livello attuale, supportato da circa 400MW di stoccaggio idroelettrico supplementare, o in alternativa, dalla prima infrastruttura di idrogeno verde sull’isola.