Guerra & Ambiente: ecco come i conflitti frenano la transizione ecologica
Le guerre sono un inferno. E l’impatto della guerra sull’ambiente è indescrivibile.
Ovviamente, quando parliamo di ambiente ci riferiamo all’ecosistema Terra. Di cui le persone e le popolazioni sono parte integrante!
Lo sappiamo.
Eppure, a volte, sembra che dimentichiamo la stretta connessione che ci collega al nostro habitat naturale.
Colpire l’ambiente è colpire se stessi.
Cosa c’entra con il conflitto protagonista di questi drammatici giorni?
Riflettiamo, per un attimo, insieme.
Putin invade l’Ucraina. Non è la prima volta che assistiamo a simili devastazioni.
Certo.
Ma, questa non è una guerra tra le tante.
Essenzialmente perché: nessuna guerra può essere descritta con tale superficialità.
Poi, il giornalista Stefano Cisternino ci fa riflettere su un “retroscena”.
Alla vigilia dell’invasione in Ucraina, il segretario di stato statunitense John Kerry è stato irriso dal Wall Street Journal.
Per aver fatto presente a Putin che:
“…piuttosto che pensare a una guerra, sarebbe meglio che cercasse di mantenere gli impegni presi a livello internazionale sulla riduzione delle emissioni.”
Allora, consideriamo che a causa del riscaldamento globale:
“…il Nord della Russia si sta letteralmente sciogliendo, e che le sue infrastrutture sono a rischio, così come il popolo russo.”
Insomma, non c’è da prendersi gioco delle affermazioni di Mr Kerry.
Questa guerra rischia di bloccare -per anni- gli sforzi volti a contrastare la crisi climatica/ambientale.
Contemporaneamente, Antonio Guterres mette in guardia i governanti di tutto il mondo.
“Dobbiamo fare tutto il possibile per evitare un uragano di carestie e un collasso del sistema alimentare mondiale”.
Cerchiamo di capire.
Di comprendere perché il Segretario Generale dell’ONU si esprime in questi termini.
Come al solito proveremo ad interrogarci su cosa potremmo fare noi…perché no!?
Possiamo “affrontare” la guerra, preoccuparci della sicurezza energetica/alimentare e combattere il cambiamento climatico allo stesso tempo?
Secondo gli esperti, questi obiettivi non sono necessariamente in contrasto.
Impatto della guerra sull’ambiente: testimonianza di una scienziata Ucraina
Parlare dell’impatto della guerra sull’ambiente non vuol dire spostare (senza cura) l’attenzione dalla sofferenza delle persone.
Ce lo insegna una donna ucraina, Svitlana Krakovska.
Uno tra gli scienziati pronti ad affermare che la guerra sta “chiudendo la finestra di opportunità” che il mondo possiede oggi. Per prevenire i peggiori impatti del cambiamento climatico.
La dottoressa Krakovska è membro del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC).
Ha concesso un’intervista a Victoria Gill (BBC).
“È incredibile come il popolo ucraino si sia unito contro un nemico.”
Poi ha aggiunto:
“Se ci uniamo tutti contro il cambiamento climatico, possiamo sopravvivere come civiltà”.
La dottoressa Krakovska stava partecipando alle fasi finali dell’approvazione dell’ultima valutazione dell’IPPC sugli impatti del cambiamento climatico.
L’invasione le ha reso impossibile continuare il suo lavoro.
La veterana del clima ha viaggiato per il mondo nella sua ricerca per capire gli impatti dell’aumento delle temperature globali.
Nel 2021, ha ricevuto un premio dal presidente Zelenskyy. Per la sua partecipazione a una spedizione antartica.
Mentre le truppe russe si radunavano sul confine e la guerra arrivava in Ucraina, ha ricevuto molte chiamate da colleghi di tutto il mondo.
Le offrivano posti di ricerca nelle loro istituzioni.
Ma la dottoressa ha scelto di fare quel che può da casa sua.
Durante l’intervista sottolinea che i combustibili fossili stanno “finanziando la guerra”.
“Il denaro che è investito nei combustibili fossili, lo stanno usando contro di noi. Contro la libertà. Contro l’umanità”.
Il 28 febbraio, intanto, un rapporto scioccante è passato quasi inosservato.
L’IPCC, ha pubblicato una parte (di tre) della sua sesta valutazione. Che descrive come la degradazione del clima stia accelerando.
Il segretario generale dell’ONU António Guterres l’ha definito: “un atlante di sofferenza umana e un’accusa schiacciante alla leadership”.
Cosa può significare: impatto della guerra sull’ambiente
Mentre l’esercito di Putin avanza con la guerra non possiamo fare altro che apprendere cosa vuol dire crisi umanitaria.
E poi, dietro l’angolo, c’è quest’altra crisi. Che non aspetta!
Quella che cerchiamo di attenuare attraverso la transizione ecologica.
Grazie all’impegno che rivolgiamo a due parole/azioni che ci accompagnano da tempo.
Soprattutto in questo periodo! Mitigazione e adattamento.
Purtroppo, il conflitto innescato oltre a -togliere la vita- alle persone…ci allontana da certe priorità.
Essenziali per il presente. Non solo per il futuro!
Il carbonio emesso dalle macchine da guerra aiuta il pianeta a riscaldarsi. In un momento critico della storia umana!
Ogni giorno trascorso senza decarbonizzare, è un giorno perduto per sempre.
I jet da combattimento e i carri armati stanno bruciando un fiume di carburante. (Quindi di energia non rinnovabile!)
Insieme alle vetture del personale, i camion di supporto e i generatori delle basi.
E tutto ciò che brucia: vomita nuvole di carbonio nell’atmosfera.
I paesi dell’Europa orientale fanno volare (inevitabilmente) più pattuglie lungo i loro confini con l’aiuto degli Stati Uniti.
“I carburanti per aerei sono di gran lunga le emissioni più sporche.”
Afferma il politologo, della Durham University, Oliver Belcher.
Tra l’altro, è difficile stabilire esattamente quale sia il livello di emissioni Co2 di questo conflitto.
(Le forze armate non sono tenute, per esempio, dall’accordo di Parigi, a segnalare le loro emissioni. Quindi i ricercatori posseggono dati scarsi per fare le loro stime).
La dipendenza dai combustibili fossili che alimenta il conflitto
Mai come ora possiamo comprendere quanto le questioni “guerra e ambiente” si influenzino a vicenda. Si, questa guerra è anche una guerra energetica.
Una guerra per le risorse!
La dipendenza energetica dell’Europa dalla Russia (non a caso) è stata citata dal presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Pochi giorni fa.
Nel suo discorso, chiaramente, esorta ad una transizione più rapida alle energie rinnovabili.
E infatti la dottoressa Krakovska sottolineava (nell’intervista) che gli scienziati hanno esposto le prove della necessità di fare questa transizione per decenni.
Ma:“… ora dobbiamo risolvere prima questo problema”.
Il conflitto potrebbe interrompere anche il lavoro sul cambiamento climatico dei ricercatori russi.
Studiosi del rapido scongelamento della Siberia. Che immagazzina enormi quantità di carbonio nei suoi terreni congelati.
E questo porterebbe a serie lacune di dati nella comprensione scientifica del processo.
Quindi, tornando al punto…
La capacità dell’Occidente di “destabilizzare” economicamente la Russia, per la sua distruzione sconsiderata di uno stato sovrano vicino, è compromessa.
A causa della nostra dipendenza dai loro combustibili fossili.
(Tra l’altro, bisogna aggiungere ancora una cosa. Riflettendo sulle sanzioni economiche contro la Russia. Si! Pensate per indebolire il regime di Putin. Ma le ripercussioni sui cittadini sono inevitabili…il teatro del conflitto riguarda la sfera economica globale.)
Quindi, l’avvertimento di Neta C. Crawford. Codirettore del programma Costs of War alla Boston University.
Le nazioni europee si trovano a dover investire sulle loro forze, anche se…la spesa per la difesa tra i membri della NATO era già in aumento prima di questa guerra.
“Quando gli stati lo fanno, questo aumenta l’inquinamento delle forze armate, e questo durerà, naturalmente, ben oltre il conflitto.”
(Una forza aerea che investe in un nuovo jet? Avrà bisogno di carburante per decenni.)
Cosa accade in Europa: per la pace e la riduzione dell’impatto guerra/ambiente
Non si tratta più “semplicemente” di capire il tipo d’impatto della guerra sull’ambiente.
Ma di agire in fretta!
Perciò diversi paesi si impegnano a ridurre la loro dipendenza dal petrolio e dal gas di Putin.
Ma pochi luoghi sono esposti come l’Unione Europea.
L’UE ottiene circa il 40% del suo gas dalla Russia.
Secondo le cifre del gruppo di ricerca Transport & Environment, questa dipendenza costa circa 118 milioni di dollari al giorno.
Quindi, con una velocità che pochi pensavano possibile, l’UE ha delineato una strategia.
Che ridurrebbe la dipendenza di due terzi entro un anno.
Il piano REPowerEU mira a rendere l’Europa indipendente dai combustibili fossili russi entro il 2030. Ma gli sforzi iniziali si concentrano solo sul gas.
Bisogna:
- trovare forniture alternative.
- aumentare l’efficientamento energetico.
Raddoppiando, nel medio e lungo termine, le fonti di più verdi.
(Magari tenendo presente la transizione verso l’economia circolare..!?)
Il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans si rende conto delle difficoltà.
“Ma è possibile se siamo disposti ad andare oltre e più velocemente di quanto abbiamo fatto prima”.
L’obiettivo è di avere scorte di gas al 90% della capacità entro l’autunno.
L’impatto della guerra sull’ambiente…e sulle nostre vite
I bombardamenti della Russia colpiscono abitazioni, ospedali pediatrici, scuole. Un milione di bambini è in fuga dall’Ucraina, ci sono anche i piccoli malati di tumore…E noi stiamo qui a parlare dell’impatto della guerra sull’ambiente?
Beh, tutto questo accade per motivi precisi. Che non dovremmo sottovalutare.
La terrificante invasione ha focalizzato l’attenzione sul ruolo della Russia come uno dei tre principali fornitori di combustibili fossili al mondo.
(Gli Stati Uniti, l’Arabia Saudita e la Russia sono tra le prime nazioni nella vendita di gas a effetto serra.)
E questo perché la nostra economia è sempre più dipendente dall’energia come necessità della vita quotidiana.
Dunque, la necessità di una fonte di energia affidabile e accessibile diventa sempre più ovvia.
(Nonché, l’esigenza di un’economia sostenibile…)
La guerra dimostra (ancora una volta) che le fonti fossili, in un modo o nell’altro, alimentano i conflitti.
Mentre le rinnovabili non possono danneggiare le comunità, in alcun modo. Anzi, potrebbero prevenire certi conflitti. O, per lo meno, mitigarli.
I governi di tutto il mondo dovrebbero fare proprie queste riflessioni.
Lo afferma, tra gli altri, Steven A. Cohe. Accademico americano, insegna gestione pubblica e politica ambientale alla Columbia University dal 1981.
“L’energia rinnovabile è la forma definitiva di indipendenza energetica, poiché nessuno stato sovrano possiede il sole.”
In Italia, per esempio, se solo il 50% dei progetti da energia rinnovabile oggi sulla carta arrivasse al termine del suo iter di autorizzazione, avremmo già centrato la transizione energetica!
Basterebbero le richieste di installazione di impianti fotovoltaici ed eolici in corso di autorizzazione?
Si. Anche, secondo Legambiente, nel report Scacco matto alle rinnovabili.
Gli ostacoli vacillano tra burocrazia e chi si oppone al rischio di speculazione energetica.
Impatto della guerra: ambiente, clima, persone, futuro
Un ulteriore retroscena da considerare, essenziale nella questione guerra e ambiente.
A Dicembre Russia e India, hanno “affermato” che per loro i cambiamenti climatici non rappresentano una minaccia alla sicurezza.
Le due superpotenze hanno posto il veto a una bozza di risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, che collegava l’emergenza climatica al tema della pace. (La Cina si è astenuta.)
“Posizionare i cambiamenti climatici tra le minacce alla sicurezza internazionale distoglie l’attenzione del Consiglio di sicurezza dalle ragioni veramente radicate dei conflitti”
L’ha dichiarato l’ambasciatore russo, Vassily Nebenzia. Secondo lui il documento ha un approccio unilaterale. “Conveniente solo per quei paesi che stanno attivamente contribuendo a far nascere questi conflitti”.
Mohamed Bazoum, presidente del Niger e presidente di turno (a dicembre) del Consiglio di sicurezza, ha risposto che il veto può bloccare il testo, ma non può nascondere la verità.
“È stato posto il veto a un’opportunità storica per riconoscere che il cambiamento climatico contribuisce alla guerra, ma il consenso dell’opinione internazionale è più che chiaro”
Ha dichiarato Mr Coveney (Ministro degli esteri irlandese).
Infatti, circa 113 dei 193 paesi membri delle Nazioni Unite hanno sostenuto la proposta.
A questo riguardo, l’allarme di Philip Alston è arrivato nel 2019.
Il relatore speciale delle Nazioni Unite sui temi della povertà e dei diritti umani ha presentato un rapporto pubblicato il 25 giugno 2019.
Spiegando che: “i cambiamenti climatici minacciano di annullare gli avanzamenti che sono stati effettuati negli ultimi decenni in materia di riduzione della povertà”.
La crisi climatica influenza le guerre
Dunque: che impatto ha la guerra sull’ambiente? Ma anche: che influenza ha il rallentamento della transizione ecologica sulla pace?
Rischiamo di generare una situazione di “apartheid climatico”.
Il dottor Alston parla di un pianeta “ancora più caldo” e instabile politicamente.
140 milioni di persone perderanno la casa di qui al 2050 a causa della crisi climatica.
Da una parte il mondo ricco, che sarà in grado di investire per adattarsi.
Dall’altra quello povero, che patirà le conseguenze peggiori e spesso non avrà i mezzi per fronteggiarle.
La crisi climatica esacerberà, nei prossimi decenni, le disuguaglianze esistenti nel mondo. Rendendo ancora più evidenti le storture sociali generate dal sistema economico.
Ciò che vale per l’energia vale anche per il cibo (i minerali…). L’Ucraina e la Russia rappresentano circa il 12% delle calorie scambiate nel mondo. E gli impatti della guerra sulle forniture alimentari sono già stati percepiti dappertutto.
È qualcosa di perverso, aveva già spiegato Alston.
“Le popolazioni povere sono responsabili solo di una minima parte delle emissioni globali di gas ad effetto serra, eppure è sulle loro spalle che graverà il peso più grande dei cambiamenti climatici.”
Vogliamo davvero contribuire ad un mondo in cui i ricchi potranno difendersi dalle ondate di caldo e dalla fame, mentre il resto del mondo si ritroverà abbandonato?
L’invasione russa dell’Ucraina ha appena tre settimane, ma ha già portato sofferenze indicibili e distruzione. Così come cambiamenti epocali nell’ordine globale.
All’interno dei paesi, la spirale dei prezzi dell’energia e del cibo, colpisce più duramente i gruppi meno abbienti. E destabilizzare i sistemi politici, significa rendere ancora più difficili politiche climatiche ambiziose.
Quindi, mentre ci dissociamo dalla Russia sia economicamente che politicamente, molta attenzione si sta concentrando sulla “sicurezza”.
“Possiamo tornare ad affrontare il cambiamento climatico più tardi”…si comincia a sentire.
Ne siamo sicuri?
Impatto della guerra sull’ambiente e impatto delle nostre scelte
Iniziamo davvero a capire qual è l’impatto della guerra sull’ambiente tutto intorno a Noi.
Bruno Giussani suggerisce di riflettere su una visione.
(Curatore globale di TED e co-fondatore dell’iniziativa sul clima, Countdown.)
Secondo lui, le idee sono il primo motore del “progresso”.
Dunque, potremmo andare verso un mondo in cui gli sforzi di decarbonizzazione di alcuni vengono spazzati via da altri.
Meno sensibili all’opinione pubblica e più concentrati sulla crescita economica.
Ma quando si tratta di CO2, non importa dove e da chi viene emessa. Perché l’atmosfera è una e condivisa.
Proprio per questo, la lotta al cambiamento climatico ha bisogno di una cooperazione globale.
Vi lasciamo con una citazione dal libro di Fritjof Capra “La rete della vita”.
Pensando al popolo ucraino, augurandoci che sia d’ispirazione per molti.
“Questo sappiamo.
Che tutte le cose sono legate
come il sangue
che unisce una famiglia…
Tutto ciò che accade alla Terra
accade ai figli e alle figlie della Terra.
L’uomo non tesse la trama della vita;
in essa egli è soltanto un filo:
Qualsiasi cosa fa alla trama,
l’uomo la fa a se stesso.”
Che cos’è la vita? Partendo da questo interrogativo il grande fisico (Capra) delinea nel libro una prospettiva rivoluzionaria sugli ecosistemi naturali e sugli esseri viventi.
Riporta alla luce l’incredibile rapporto di interdipendenza tra il singolo individuo e il sistema di relazioni in cui è immerso.
La somma di queste relazioni, che legano gli universi della psiche, della biologia e della cultura, è una rete: la rete della vita.
Come vincere le sfide dell’umanità?
“la nostra sopravvivenza dipenderà dal nostro grado di competenza ecologica, dalla nostra capacità di comprendere i principi dell’ecologia e di vivere in conformità con essi”.