La Pianura Padana non respira più. È emergenza inquinamento.

ASM SET 6/mag/2024
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La Pianura Padana, una valle meravigliosa e molto estesa lungo il bacino del fiume Po, è un territorio che purtroppo è stato molto sfruttato dal punto di vista urbanistico, industriale e agricolo. Grazie alla fertilità della sua terra, ai facili collegamenti con i mercati esteri, alla conformazione morfologica pianeggiante che agevola costruzioni di manufatti ed insediamenti, è anche una zona densamente popolata. “Intrappolata” tra le Alpi e gli Appennini, la Pianura Padana funge da bacino naturale con una conseguente scarsa ventilazione. In particolari condizioni meteorologiche, come le inversioni termiche, la valle diventa una conca dove si accumulano gli inquinanti prodotti da industrie, allevamenti intensivi, riscaldamento domestico e dal traffico intenso, tra cui particolato e ossidi di azoto, portando ad elevate concentrazioni di sostanze volatili nocive.

L’inquinamento atmosferico nella Pianura Padana presenta andamenti stagionali distinti. Durante i mesi invernali, si osserva spesso un aumento dei livelli di inquinamento a causa delle inversioni termiche e della maggiore domanda di energia per il riscaldamento. Durante questi periodi, le concentrazioni di particolato fine e grossolano (PM2.5 e PM10) tendono ad aumentare, causando preoccupazioni per la salute. Al contrario, i mesi estivi possono essere caratterizzati da livelli elevati di ozono, dovuti all’aumento della radiazione solare e alla presenza di precursori (ossidi di azoto e composti organici volatili) emessi da varie fonti.

 

Inquinamento e salute

Le fluttuazioni dei livelli di inquinamento atmosferico nella Pianura Padana, così come in tutto il mondo, hanno ripercussioni significative sulla salute umana e sull’ambiente. L’inquinamento atmosferico sotto forma di particolato (PM) svolge un ruolo fondamentale nella qualità dell’aria. Il PM10 si riferisce alle particelle sospese nell’aria-ambiente con un diametro medio uguale o inferiore a 10 μm (micron) e comprende polvere, polline e sottoprodotti della combustione. Il PM10 include anche la frazione di particelle fini (PM2.5), costituita da una miscela di carbonio elementare, composti organici, metalli, nitrati e solfati, con particelle inferiori a 2,5 μm. Per capire meglio di che dimensioni stiamo parlando, basti pensare che un micron equivale ad un millesimo di millimetro. Per questo il PM10 è inalabile e può avere un impatto sulla salute respiratoria, penentrando nella faringe e nei polmoni; il PM2.5 pone rischi per la salute entrando invece nel flusso sanguigno attraverso i polmoni, causando malattie cardiovascolari, malattie respiratorie e allergie. L’accumulo di PM2.5 e PM10 costituisce pertanto una seria preoccupazione per la salute umana.

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Fonte: Sole 24 ore (link)

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e la Commissione Europea hanno fissato limiti rigorosi alla loro concentrazione media annua in prossimità della superficie (rispettivamente 5 μg/m3 e 25 μg/m3). L’accumulo di PM10 superiori a 50 μg/m3 sono considerate pericolose e tale soglia non dovrebbe essere superata per nessuna località per un determinato numero di giorni all’anno, in genere fissati a 35 giorni. Tuttavia, recenti osservazioni indicano che nel gennaio 2024 ci sono stati più casi in cui questa soglia critica è stata superata. Nonostante l’inquinamento atmosferico sia prevalente nella Pianura Padana, i livelli di inquinanti atmosferici al di sopra degli standard UE sono costantemente osservati in tutta Europa, con la regione che supera regolarmente le sue concentrazioni medie annuali di particolato fine, come riportato dall’Agenzia europea dell’ambiente (AEA). Ciò solleva notevoli preoccupazioni per la salute.

 

Cosa prevede la Direttiva Europea

Proprio a febbraio scorso il tema è stato affrontato dalla presidenza del Consiglio Europeo e dai rappresentanti del Parlamento, che hanno raggiunto un accordo provvisorio per fissare standard rafforzati di qualità dell’aria per il 2030. Per i due inquinanti con il maggiore impatto documentato sulla salute umana, PM2.5 e NO2, i valori limite annuali saranno più che dimezzati, rispettivamente, da 25 µg/m3 a 10 µg/m3 e da 40 µg/m3 a 20 µg/m3, con l’obiettivo di arrivare, entro il 2050, ad inquinamento zero e ad allineare gli standard di qualità dell’aria dell’UE alle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Un’emergenza cronica per l’Italia e in particolare per la Pianura Padana che, secondo gli ultimi dati dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA), è tra i primi paesi in Europa per morti attribuibili all’inquinamento atmosferico con circa 47mila decessi prematuri all’anno dovute al PM2.5 su un totale di 253.000 morti nei 27 Paesi membri. Già nel 2023 Legambiente aveva elaborato il report “Mal Aria di città 2024” redatto nell’ambito della Clean Cities Campaign, che evidenziava che solo il 31% dei capoluoghi di provincia italiani era in linea con i nuovi limiti normativi previsti per il PM10 approvati dall’UE e che entreranno in vigore nel 2030, percentuale che scendeva addirittura al 16% per quanto riguarda il PM2.5.

 

Zero inquinamento, c’è una tempistica ma con alcune eccezioni

Con il nuovo accordo europeo ci sono però alcuni punti positivi, altri meno. Tra i primi il fatto che cittadini e associazioni ambientaliste potranno portare in tribunale gli Stati che non rispettano la direttiva sulla qualità dell’aria ambiente chiedendo un risarcimento per danni alla salute. Inoltre i Paesi che sforano i limiti dovranno preparare, entro fine 2028, una tabella di marcia con misure a breve e lungo termine per rientrare sotto le soglie fissate al 2030.

Ma c’è un però.

Gli Stati che non vogliono imporre subito misure stringenti perché ritengono di non riuscire in tempi così stretti a ottemperare, potranno chiedere un rinvio degli obiettivi di 5 anni, più altri 2 opzionali. E addirittura di 10 anni, cioè fino al 2040, quei Paesi che si trovano in “zone in cui il rispetto della direttiva entro il termine sarebbe irrealizzabile a causa di specifiche condizioni climatiche e orografiche o dove le necessarie riduzioni possono essere ottenute solo con un impatto significativo sui sistemi di riscaldamento domestico esistenti”. In questa casistica potrebbe ricadere proprio l’Italia, soprattutto per quanto riguarda l’area della Pianura Padana.

Per richiedere la deroga, basterà dimostrare, con le proiezioni della qualità dell’aria basate sulle misure in vigore, che si riuscirà a rispettare i target al termine del periodo di estensione (2035 o 2040), e impegnarsi ad aggiornare il piano nazionale e riferire a Bruxelles sullo stato di attuazione.

 

Possibili soluzioni

Uno dei fattori più inquinanti è la combustione non industriale che incide per il 49% del PM10 presente nell’aria. Lo rivela l’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che evidenzia come il riscaldamento domestico con stufe a pellets e camini a legna producano un notevole aumento del particolato nell’aria. In Pianura Padana, dove sono molte le case che utilizzano questi sistemi di riscaldamento, bisognerebbe dunque incentivare l’elettrificazione degli impianti. Una soluzione sostenibile per l’ambiente sarebbe dunque quella di utilizzare impianti fotovoltaici che non utilizzano risorse fossili ma una fonte energetica pulita. Inoltre durante il loro funzionamento non emettono sostanze tossiche in atmosfera. Inoltre anche la mobilità incide particolarmente sull’inquinamento, quindi bisognerebbe utilizzare almeno in città i mezzi pubblici elettrici e le biciclette, con adeguate piste ciclabili che incoraggino l’uso delle due ruote e, per gli spostamenti a lunga percorrenza, cambiare il parco auto privato con mezzi sempre elettrici, dotando il territorio di aree di rifornimento adeguate.

Dal punto di vista industriale, le imprese devono adottare politiche ecosostenibili e in agricoltura la zootecnia (gli allevamenti intensivi producono molto inquinamento ambientale tossico) dovrebbe avere una regolamentazione più rigida.

Insomma la transizione ecologica ed energetica deve riguardare tutti, dagli enti locali e nazionali, fino alle imprese e ai cittadini, perché la salute è un diritto fondamentale ed un interesse della collettività sancito anche dalla nostra Costituzione, uno stato di benessere fisico, mentale e sociale che deve essere ricercato e tutelato da tutti.

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